Edizione n. di mercoledì 15 gennaio 2025
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Brinzio, l'Arma bicentenaria rende omaggio al generale Galvaligi, Partigiano Combattente
Era nato a Solbiate Arno l’11 ottobre 1920, fu assassinato a Roma il 31 dicembre del 1980 dalle Brigate Rosse, riposa nel cimitero di Brinzio (Varese). A lui e alla sua famiglia l’Arma dei carabinieri e la comunità del piccolo centro dell’alto varesotto hanno rinnovato la riconoscente gratitudine per il suo sacrificio.
A Brinzio il generale di brigata Enrico Riziero Galvaligi, il 22 dicembre, è stato ricordato con una cerimonia esaltata, quest’anno, dalla ricorrenza del bicentenario della Benemerita. In terra varesina i più alti vertici dell’istituzione, in coincidenza con le celebrazioni dello storico anniversario, hanno voluto rendere omaggio ai decorati di medaglia d’oro al valor militare, valor civile, valore dell’arma dei carabinieri e al merito civile.
Nella chiesa dei santi Pietro e Paolo il comandante interregionale “Pastrengo”, generale di corpo d’armata Vincenzo Coppola, ha commemorato Galvaligi evidenziando non solo le doti di “fedeltà alle Istituzioni” e “spirito di sacrificio”, ma anche le gesta dell’ufficiale distintosi particolarmente anche durante l’occupazione nazista. Al termine della messa di suffragio ha consegnato un attestato simbolico di riconoscenza al figlio di Galvaligi, Paolo, che sulle orme del padre è anch’egli un ufficiale dei carabinieri.
Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il comandante della Legione Carabinieri “Lombardia”, generale di brigata Ciro D’Angelo, il comandante provinciale dei carabinieri di Varese, colonnello Alessandro de Angelis, e il sindaco di Brinzio, Sergio Vanini.
Sono poi seguite le celebrazioni di carattere militare e, a cura della sezione “Generale Galvaligi” dell’Associazione nazionale carabinieri di Brinzio, la deposizione di una corona d’alloro sul monumento realizzato il 1° dicembre 1982 dallo scultore Ernesto Ornati di fianco alla chiesa parrocchiale. Successivamente al cimitero è stato reso omaggio alla tomba di Galvaligi con una composizione floreale e gli onori militari da parte di un picchetto dei militari della Compagnia di Luino.
Il 14 maggio 1982 Galvaligi fu insignito di medaglia d’oro al valore civile alla memoria.
PARTIGIANO COMBATTENTE NEL VARESOTTO
Chi era questo ufficiale “nemico” delle Brigate Rosse? Ecco alcune note tratte dalla scheda biografica diffusa dall’Arma:
«…Nell’ottobre del 1943, per essersi rifiutato di eseguire un ordine del comando tedesco di Gorizia, fu arrestato dai servizi di sicurezza germanici (SD) e rinchiuso nel carcere Coroneo di Trieste.
Nel febbraio del 1944 fu processato e condannato all’ergastolo, pena da scontare in Germania.
Riuscito a fuggire dalla detenzione, con alcuni commilitoni, raggiunse clandestinamente le montagne del varesotto, sua terra di origine, ove rimase alla macchia fino al 25 Aprile 1945, allorché riprese regolare servizio.
Durante tale periodo, ricercato dalla polizia tedesca, dalle brigate nere e dalla G.N.R., quale latitante, organizzò, assumendone il comando, una banda di partigiani che svolse continua attività di sabotaggio di apprestamenti militari e linee di comunicazione nella zona di Campo dei Fiori-confine svizzero di Ponte Tresa. Per tale attività fu insignito di una Croce al merito di guerra, del distintivo di Volontario della Libertà, della qualifica di Partigiano Combattente e di due campagne di guerra partigiana…».
Canton Ticino, prove tecniche della ferrovia Mendrisio–Stabio (–Varese)
Da parte italiana ancora si discute sullo smaltimento di scavi inquinanti e sui tempi di realizzazione, da parte svizzera invece partono pure le prove d’esercizio. Lunedì 23 giugno, da Mendrisio fino al confine italiano, sarà messa in esercizio tecnicamente la nuova linea ferroviaria che dovrebbe proseguire per Varese e Malpensa.
La tratta sarà messa sotto tensione e gestita direttamente dai collaboratori della Centrale d’esercizio Sud di Pollegio. Dall’autunno poi i treni della TILO vi effettueranno i test di collaudo. La messa in esercizio commerciale della linea S40, esclusivamente nelle ore di punta fino alla nuova Fermata di Stabio, è prevista dal prossimo cambio d’orario del 14 dicembre 2014.
Le Ferrovie Federali Svizzere hanno terminato le principali opere di genio civile e tecnica ferroviaria nei tempi e costi preventivati, mettendo così la linea a disposizione della circolazione dei treni. Le opere di tecnica ferroviaria sono state ultimate a inizio giugno mentre la fermata di Stabio sarà dotata dell’arredo definitivo nel corso dell’autunno 2014.
Anche le principali opere di genio civile si sono concluse nei tempi e costi preventivati. Il passaggio a livello di “Stabio-Via Mulino” sarà attivato in concomitanza con la messa in esercizio tecnica il 23 giugno 2014.
Nei prossimi mesi si procederà alla finitura dei diversi manufatti e dei rilevati ferroviari e all’ultimazione della rotonda in corrispondenza della Via Puntasei di Stabio.
Mostra di Bernardino Luini (Milano, palazzo Reale, dal 10 aprile). Inaugurazione, Questioni di famiglia
9 aprile, ore 19.30. Piacevole, e a tratti insolito, buonumore milanese: sarà l’effervescenza delle idee del Salone del mobile, che riempie la città; sarà la grande attesa per la mostra (dopo così tanti anni da quella luinese); o forse sarà il cielo azzurro, come azzurro sa essere il cielo di Lombardia quando i tempi delle stagioni vengono rispettati. E, in questa sospesa atmosfera ambrosiana, pare proprio rispettato l’annuncio di una tersa primavera; e, con questa, di quel palpitante istante in cui si sciolgono i nodi e le tensioni legate a una lunga riflessione storico-critica e a un’altrettanto lunga ed estenuante costruzione del ‘grande evento’.
Il tempo dell’attesa è finito. Entriamo.
Come da programma, questa visita è per noi solo l’occasione per farci un’idea non troppo impegnativa della rassegna. L’occhio, preavvertito, cerca nel contrasto tra il bianco e il grigio sfumato delle strutture che ospitano, rispettivamente, i lavori di Luini e quelli di tutti gli altri. Pregustiamo i lavori del ‘maestro’, tra riconoscimenti e novità di segno e di contenuto. Cerchiamo i suoi ‘compagni’ d’arte e di vita: Lotto, Bramantino, Solario; Leonardo, soprattutto, la cui ‘Scapigliata’ sarà lì in mostra, da Parma, solo fino al 4 maggio. Rivediamo emozionati le Ragazze al bagno in mostra nel ’75 a Luino (precisando, non solo per vantare una certa giovane età, che non le abbiamo ammirate durante l’evento luinese, ma alla Pinacoteca di Brera). Gustiamo con calma la Sala delle Cariatidi nella quale, tra ricchi apparati decorativi, specchi e finestre, va in scena per sommi capi, la parabola della bottega Luini. Felici del privilegio di essere ormai quasi soli davanti al ‘nostro’, tentiamo di registrare quel dialogo che le opere sembrano aver avviato con lo spazio circostante: un dialogo a tratti di accoglienza e di sincerità reciproca a tratti di raffinatissima e cortese sfida. Non dimenticando, come precisato anche dal direttore di Palazzo Reale, l’esistenza, sul fondo, di un legame ‘affettivo’ tra Luini e la sede che ora nuovamente lo ospita: qui le Ragazze al bagno fecero bella mostra di sé al mondo da quando furono strappate (sono un affresco) dai muri di villa Rabia a Sesto S.G., nei primi dell’800.
Ci dedicheremo, prestissimo, alla visita, quella impegnativa. Ora abbiamo un’idea più precisa di quello che ci aspetta: i Luini, padre e figli, l’Aurelio in particolare, “che si prende sulle spalle il compito di affrontare i demoni del Manierismo” oltre che il peso di una legittima quanto complicata eredità.
Al Luini eravamo già particolarmente affezionati ma ora sta proprio diventando una questione di famiglia.
(a proposito dei 140 caratteri: promessa non mantenuta, lo ammettiamo, senza troppi sensi di colpa. Basterebbero solo per ricordare che la mostra è aperta fino al 13 luglio e che tutte le informazioni sono sul sito www.mostraluini.it)
Federico Crimi e Tiziana Zanetti
Milano, Bernardino Luini e i suoi figli
39 anni dopo l’esposizione dedicata nel 1975 a Sacro e profano nella pittura di Bernardino Luini, arditamente allestita in un rivoluzionato Palazzo Verbania, dal 10 aprile al 13 luglio a Milano (Palazzo Reale) si torna su quello che, forse, fu il più noto pittore del rinascimento in terra lombarda. Tra allora e oggi una cosa, di sicuro, è cambiata: si è scoperto che Luini, sempre supposto luinese, luinese non era, ma quasi. Facendo Scappi di cognome, sarebbe nato a Dumenza nel 1481 o giù di lì, figlio di Giovanni e, per nonno (Bernardo), uno dei tanti magister di valle.
DICERIE E RICERCHE
Così, finalmente, dal 1993, grazie alla scrupolosa ricerca di Vittorio Pini e Grazioso Pisoni, s’è potuto gettare luce su una biografia altrimenti poco nota. Troncando, di netto, tutte quelle dicerie sul ‘nostro’ che si erano alimentate in oltre un secolo di pagine tanto elogiative, quanto acritiche: chi l’immaginava (è il caso di un romanzetto di metà ’800) un poco licenzioso durante il soggiorno nella villa Pelucca, a Sesto S.G., dove lasciò un ciclo d’affreschi (1513-14 ca.) che è opera sua più celebre; chi lo pensava attaccabrighe e violento, tanto che la Crocifissione sul tramezzo in S. Maria degli Angeli a Lugano (1529) sarebbe stato frutto del forzato ritiro nell’attiguo convento, per sfuggire a chissà quali misfatti.
RASSEGNE MONOGRAFICHE DA COMO A MILANO
Con un elenco di fan sterminato (forse anche la Regina Vittoria, alla quale sarebbe sfumato l’acquisto dell’angelica pala in S. Magno a Legnano, del 1523 ca.), la figura di Luini s’è scontrata, alla svolta del ’900, con l’affinarsi degli strumenti critici e con l’affiorare, a volte dall’oblio, d’altri contemporanei degni di massima lode: tanto da rischiare di divenire, per alcuni, puro esecutore d’altrui sperimentazioni.
Così, dimentichi del maestro d’affetti infusi in soavi Madonne con Gesù bambino, degli elogi di Stendhal, Ruskin e Balzac, il ‘nostro’ arrivò al 1953 quando, finalmente, gli fu dedicata una rassegna monografica a Como, la prima. Il prezioso catalogo, curato da Angela Ottino Della Chiesa, affrontò con taglio analitico un’opera vasta e importante, ancorché concentrata tra il 1507 (oggi si retrocede al 1501) e il 1532, anno in cui la morte, forse nel capoluogo lombardo, arrestò “la sua terrena opera di poesia”.
CURATORI E ALLESTIMENTO
La mostra attuale ricalca quell’ambizioso progetto, non quello luinese, concentrato com’era su aspetti specifici dell’opera di Luini. Sarà certamente occasione per nuove esegesi di sicuro valore e innovative angolazioni di lettura, aperte a futuri studi, com’è nella tradizione dei curatori, Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, già autori (per stare nei pressi) del ‘visitatissimo’ allestimento dedicato al Rinascimento nelle terre ticinesi, alla Züst di Rancate (2010; con Marco Tanzi).
Ben 12 le sezioni che si dispiegheranno nell’intero primo piano di Palazzo Reale, Sala delle cariatidi inclusa. L’allestimento ‘di grido’, affidato a Piero Lissoni, giocherà su nette cromie per richiamare, di volta in volta, i paralleli con l’opera di: Boltraffio, Gaudenzio Ferrari, Caroto, Cesare da Sesto, Lotto, ecc. Bramantino, soprattutto, la cui Sacra Famiglia (da Brera) illumina sulle evoluzioni luinesche nella citata Pelucca, ciclo che (nelle cromie uscite dal restauro del 1992, curato da Pinin Brambilla e sorvegliato da Maria Teresa Binaghi Olivari) sarà presente nei grandi capisaldi, dal ‘volo fatato’ di S. Caterina alle ultra-note Bagnanti.
OLTRE 200 TRA RECUPERI E PRESTITI
Oltre 200, tra recuperi in collezioni private e prestiti internazionali. Ecco il concatenarsi delle sezioni: la formazione, con quell’escursione in Veneto che è tra i capitoli fondanti della peculiare maniera luinesca; il ritorno a Milano e gli anni dieci (tra la pacata monumentalità di Zenale e Andrea Solario, colui che precisò il ‘tipo’ Madonna con Gesù bambino, sublimato da Luini nella versione ‘con roseto’, icona di questa rassegna) e venti; le complesse iconografie dei cicli sacri e profani, specchio dell’anima inquieta di Milano assediata dai Francesi; la superba parabola dei ritratti (ci sono tutti e tre i più famosi, superstiti di una produzione falcidiata nel tempo) culminate nei ‘tondi’ dei volti degli Sforza, riproposti con simulazione della disposizione originaria, quant’erano nella casa degli Atellani (ora sono al Castello Sforzesco); le sale dedicate al ‘dopo Roma’; la sintesi di una “formula di successo” (1525-30): Gesù bambino con l’agnello; la più popolare tra le Salomé (dagli Uffizi; in paragone con La scapigliata, bozzetto autografo di Leonardo); la Venere di Washington, recante, sullo sfondo, “il più trasfigurato paesaggio che Luini abbia dipinto” (Ottino).
EREDITÀ
Si arriva alla sez. 12., stimolante come mai: l’eredità. Non solo i figli (tra cui la fa da padrone Aurelio), ma un’indagine sull’insistente protrarsi per buona parte del ’500 di una ‘autorità’ Luini, come comprova (per stare in valle) il suo determinante influsso nel recidere di netto le formule gotiche, reiterate per secoli, d’attardate botteghe di ‘madonnari’. Ne sia d’esempio, in mostra, la pala di Bartolomeo da Ponte Tresa, il cui capolavoro sta racchiuso nel ciclo affrescato qui vicino, in S. Antonio abate a Viconago (una poderosa monografia su Cadegliano e sulla chiesetta è stata presentata giusto sabato passato). Luini che apre, persino, ai Campi e a Simone Peterzano (Pentecoste, 1580 ca.). E da Peterzano, si sa, s’arriva a Caravaggio. Che sia vero che “chi dice Luini, dice Lombardia”?
5.855 caratteri! La prossima volta staremo nei mitici 140. Primo cinguettio: inaugurazione 9 aprile. Poi lasceremo più ampio spazio al Luini, grazie ad un’intervista che, ci auguriamo, i curatori vorranno concederci. Nessun surrogato informatico, invece, abbiamo in mente che sostituisca una visita, dal vero, alla poetica arte del ‘nostro’.
Federico Crimi e Tiziana Zanetti
Nelle foto:
1) Manifesto della mostra su Bernardino Luini a Luino nel 1975;
2) Manifesto della mostra su Bernardino Luini a Milano dal 10 aprile al 13 luglio 2014
Alptransit e linea Bellinzona-Luino-Gallarate, a Palazzo Lombardia raccordo tra territorio, Rfi e Governo
Finalmente! Il futuro della ferrovia Bellinzona-Luino-Gallarate non calerà più dall'alto, ma la voce del territorio arriverà fino nei palazzi romani e sul tavolo di Rete Ferroviaria Italiana. A Milano, il 13 febbraio, una delegazione di sindaci della sponda varesina del lago Maggiore ha trovato accoglienza a Palazzo Lombardia.
La Regione Lombardia farà da raccordo tra le loro proposte e segnalazioni, da una parte, e le decisioni di Governo e Rfi, dall'altra. Il governatore Roberto Maroni ha ascoltato le preoccupazioni manifestate sui progetti Alptransit e sul Corridoio europeo Genova-Rotterdam per il trasporto delle merci e ha annunciato la costituzione di una cabina di regia. Un tavolo permanente, coordinato dal commissario della Provincia di Varese Dario Galli, farà da ponte tra i comuni e i centri decisionali di Governo e Rfi sul potenziamento e adeguamento della tratta. La consigliera regionale Francesca Brianza raccoglierà le richieste del territorio e poi la Regione Lombardia tratterà le misure necessarie ai livelli superiori.
L'Alptransit avanza e i tempi si stringono. Mentre la Svizzera marcia con pieno rispetto di programmi e tempi, da parte italiana i ritardi cominciano a pesare, come testimonia il caso della bretella ferroviaria Arcisate-Stabio. Sindaci e cabina di regia hanno perciò deciso di rivedersi a breve.
Alto Varesotto, l’inverno più piovoso da 40 anni
(Pat) Ecco un record di cui avremmo fatto volentieri a meno. Nel varesotto l’inverno a cavallo tra il 2013 e il 2014 è stato il più piovoso almeno degli ultimi quarant’anni. A registrarlo con la consueta precisione sono i dati del Centro Geofisico prealpino di Varese, nonostante alla fine del periodo più freddo manchi ancora oltre un mese.
E’ sufficiente sommare le piogge cadute a dicembre (302 mm), gennaio (234) e febbraio (195 fino a lunedì 10) e il totale arriva a 731 millimetri, quasi la metà della pioggia che normalmente cade in un anno. La stagione rigida fin qui più piovosa era stata nell’inverno del 1974, anno in cui si raggiunsero i 569 millimetri d’acqua.
L’eccezionalità di questo scorcio d’anno è data anche dalla quantità di neve caduta al suolo. Se al Campo dei Fiori ne sono stati registrati 120 centimetri, in Forcora (Valveddasca) il metro e mezzo è stato abbondantemente superato: ironia della sorte, proprio nella stagione in cui gli impianti di risalita sono fermi in attesa della loro sostituzione, che inizierà in primavera. Anche se non è diversa la pista baby con il tappeto di risalita per i bambini, costantemente chiusa nonostante non sia interessata da analoghi lavori di manutenzione.
Intanto, gli esperti consigliano di non mettere da parte sciarpe e cappelli. Nessuno si lasci attirare dalle prime giornate di bel tempo. Le temperature rigide non sono destinate a finire a breve e l’uscita dal “generale inverno” si annuncia problematica. Unica soddisfazione, per chi se lo potrà permettere, iniziare a sfogliare i cataloghi estivi all’ombra delle palme tropicali. Qui, per ora, sono solo un miraggio lontanissimo.
Fusione comuni nel Luinese, parere favorevole di Provincia e Comunità montana
Nuovo passo in avanti lungo l’iter che porterà al referendum consultivo sulla fusione tra i comuni di Maccagno, Pino Lago Maggiore e Veddasca. La legge regionale del 2006 che regola le circoscrizioni comunali e provinciali - all’art. 8 - prevede che i progetti di legge per l’istituzioni di nuovi comuni siano trasmessi al consiglio provinciale territorialmente competente nonché, qualora si tratti di un comune montano, all’assemblea della comunità montana nel cui ambito territoriale gli stessi hanno sede, per la formulazione del rispettivo parere di merito.
Il Commissario straordinario di Villa Recalcati Dario Galli ha dato il via libera all’accorpamento con proprio provvedimento dello scorso 5 settembre, mentre la Comunità montana “Valli del Verbano” ne ha discusso durante l’assemblea del 30 settembre. Il parere favorevole è stato pressoché unanime, giunto con le sole astensioni di Tronzano e Casalzuigno. (Altre sull'argomento in Sezione Valli Monti Laghi).
Germignaga, fratelli Simonetto, due tragedie in Russia, solo una traccia
(gi) Un brandello di metallo e poche parole leggibili: «5 Regg. 9 Comp. Idrici…Simonetto Luigi…». È tutto quello che alla famiglia Simonetto, domenica 4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, è ritornato di Luigi, il primo dei sette fratelli, che dal gennaio 1943 è scomparso nei gorghi dell’ignoto nella campagna dell’Armir.
Era nato il 15 febbraio 1921 ad Annone Veneto ed era stato arruolato nella 9ª Compagnia Idrici del 5° Reggimento Genio di stanza nei pressi di Trieste. Partito nell’aprile 1941 per la Russia, aveva scritto l’ultima volta alla famiglia nel dicembre 1942. Di suo fratello Ferruccio, ancora più giovane e pure lui travolto come fante dalla spedizione in Russia, non rimane neppure questa traccia. Finora almeno.
Il piastrino di Luigi Simonetto è stato ritrovato con circa altri duecento dall’alpino di Abbiategrasso Antonio Respighi nell’estate di tre anni fa a Miciurinsk ed è stato consegnato dal sindaco Enrico Prato alla famiglia con una targa durante una cerimonia in municipio. Molti germignaghesi si sono stretti con sentita partecipazione ai fratelli del geniere disperso Stella, Armando, Nico e Attilio, ai loro figli e ai nipoti, uno dei quali, Maurizio, ha letto la poesia di un alpino mai più “tornato a baita”. «Sono stati venti minuti di intensa emozione per tutti» ha commentato il sindaco Prato.
Parco a lago, dedicata al tenente Chirola la nuova “Piazza belvedere”
Sarà dedicata al tenente dell’Esercito Armando Chirola, ucciso dai nazisti a Cefalonia nel 1943, l’area multifunzionale “Piazza belvedere” in via di ultimazione nel Parco a Lago, nelle vicinanze della sede dell’Associazione Velica Alto Verbano. La giunta Andrea Pellicini ne ha deliberato il 23 ottobre l’intitolazione e ora attende l’autorizzazione da parte del prefetto Giorgio Zanzi. L’area è una piattaforma in legno fissata su una base di calcestruzzo ed è stata costruita sullo spazio originariamente destinato al parcheggio, contestato e rimosso insieme al “Muro”.
La tragedia dell’ufficiale luinese fu così ricordata dall'avvocato e indimenticabile appassionato studioso di vicende luinesi Trento Salvi (TreSa) sul Corriere del Verbano del 14 febbraio 2001 nella rubrica "Campo della memoria":
<Campo della memoria
Armando Chirola e l'eccidio di Cefalonia - Scelsero tra vita e dignità
Anni 1940-1945. Non dirò come Montale «Volarono anni corti come giorni». Furono anni di lunghi sacrifici, angustie e sofferenze fisiche e morali.
Eravamo giovani ventenni trascinati da ideali più o meno validi, spinti da entusiasmo, da giovanili aneliti e anche solidarietà per non sentirci vigliacchi o imboscati, per non vergognarci di rimanere a casa mentre fratelli, padri di famiglia, amici, coscritti erano ai vari fronti a combattere, convinti perché la partenza era considerata un preciso dovere, lontani da certa retorica di moda a quei tempi: noi, vivi, fummo ripagati dalla delusione; loro, i caduti, non sono più tornati “a baita”, i loro corpi sono rimasti in luoghi lontani insepolti, o in cimiteri di guerra con una semplice croce, o in fondo al mare.
Con loro, noi vivi, ci accompagniamo e ricordiamo, tra i tanti, il tenente Armando Chirola, sepolto con una decina di migliaia di soldati barbaramente ammazzati dai tedeschi (nonostante avessero ammainato le bandiere e abbandonato le armi) nell’isola di Cefalonia, Egeo. Come Gino Miravalle, Aldo Mazzucchelli, Pier Luigi Maragni e il sottoscritto, aveva ricevuto nel gennaio ‘41 la cartolina rossa, poco più di un fazzoletto tricolore. Al distretto dicemmo: «Siamo qui». E ci unimmo ai canti dei richiamati, degli anziani; e cantammo fino ad Aosta. Eravamo un centinaio. Armando fu assegnato ai carristi.
A pagina 74 del libro di Alfio Caruso (ed. Longanesi) Italiani dovete morire: Cefalonia settembre 1943, il Massacro della divisione Acqui da parte dei tedeschi: un’epopea di eroi, il tenente Chirola è ricordato: «... I soldati temono che sia la premessa alla cessione totale delle armi. Il tenente Chirola si sbraccia, cerca di persuadere i più esagitati...».
Cadranno fucilati tutti, dal generale comandante Gandin all’ultimo bocia: «Si dimisero dalla vita per non dimettersi dalla dignità».
L’Armando aveva frequentato con me e con il fratello Renato le scuole superiori dell’Istituto Salesiano di Novara. (Il padre, noto avvocato, aveva professato a Luino dal 1930 al 1952. Era grande invalido della prima guerra). Era gioviale, intelligente e molto cortese. Volendo seguire le orme paterne, si era iscritto a Giurisprudenza, 1° anno accademico.
L’ingegner Dino Magnaghi mi assicura che costante è il ricordo dell’Armando nel Circolo Avav. Gli vollero dedicare fin dall’agosto 1949 una regata, che fu assegnata ogni anno per la classe Star.
Tra i “Lunari” che Piera Corsini compila sul “Rondò” veniva riportata l’anno scorso una breve composizione del tenente Chirola:
«La guerra è un inno
vado, lo canto e torno
benigna è la mia stella»
Presto il presidente della Repubblica [NdR: Carlo Azeglio Ciampi] si recherà a Cefalonia. Renderà omaggio e onore ai caduti sui quali per molti anni cadde il silenzio, e porterà un fiore anche ad Armando.
La foto [NdR: tratta dal volume "Avav 1938-1988", Nastro & Nastro-Grafica e Stampa] mi è stata data dall’ingegner Dino Magnaghi, che ringrazio.
TreSa>
Ispra, sistema preallarme per tsunami nel Mediterraneo
Incrementare la sicurezza e la sensibilizzazione delle popolazioni rispetto al fenomeno dello tsunami e alle sue conseguenze. Questo l'obiettivo di un sistema di pre-allertamento in caso di tsunami nel Mediterraneo che Italia e Commissione Europea realizzeranno a Ispra.
Il 16 maggio il capo del Dipartimento della Protezione Civile (DPC), Franco Gabrielli, e il direttore dell’Istituto per la Protezione e Sicurezza dei Cittadini del Joint Research Centre, Stephan Lechner, hanno firmato un accordo di collaborazione della durata di quattro anni. Le parti si scambieranno non solo dati e conoscenze già disponibili ma anche quelli che deriveranno dai progressi di studio.
Condivisione dati
Il JRC metterà a disposizione i propri strumenti informatici per l’allerta e il monitoraggio in tempo reale degli tsunami. Vi sono inclusi il database globale, che nella zona del Mediterraneo contiene circa 8.000 scenari risultanti da calcoli in aree storicamente soggette a tale fenomeno, e il software di analisi degli tsunami per il calcolo del tempo di propagazione e dell’altezza dell’onda. Tali sistemi sperimentali possono fornire supporto agli operatori nel momento in cui si debbano prendere decisioni su un’eventuale evacuazione di alcune aree del Paese. Inoltre il JRC fornirà un dispositivo di allerta tsunami (Tsunami Alerting Device) che sarà collocato in prova dal Dipartimento della Protezione civile in una zona costiera potenzialmente esposta a tale fenomeno, in modo da verificarne il funzionamento e le sue potenzialità.
Dal canto suo, il DPC contribuirà alla definizione di ulteriori scenari potenziali e alla messa a disposizione di dati sismici e di livello del mare in tempo reale.
Scambio esperti e tecnologie
Per un migliore risultato sarà necessario rafforzare il coordinamento e la collaborazione tra il Dipartimento della Protezione civile e la Commissione Europea, promuovendo anche lo scambio reciproco di esperti, informazioni, tecnologie e assicurando la formazione degli analisti e degli operatori che saranno chiamati a lavorare su uno scenario condiviso. Il DPC si raccorderà con la comunità scientifica italiana, in particolare con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), oltre che con le altre componenti e strutture operative del Servizio Nazionale di Protezione civile.