Edizione n.42 di mercoledì 28 novembre 2024
Luoghi
AlpTransit si avvicina e i terminal aumentano
(gi) L'AlpTransit bussa alle porte e, dopo il 2017, un'ondata di traffico merci si profila per le ferrovie italiane. Il nuovo tunnel scaricherà un vortice di convogli sempre più lunghi e pesanti su una rete non sempre in grado di sostenerne l'impatto. Problemi spinosi sono l'adeguamento delle gallerie e il dimensionamento delle rotaie a serpentoni di 750 metri e 2000 tonnellate.
Se le Fs ancora non hanno definito come e dove faranno confluire la valanga, le aziende trasporti invece sanno bene quel che vogliono e si attrezzano ai tempi. Prova è il Forum di Trasporti "AlpTransit, opportunità per l'economia" organizzato da Hupac l'11 maggio a Lugano in occasione della propria 45ª assemblea generale.
Mobilità intermodale
La multinazionale elvetica spinge per la linea Bellinzona-Luino-Novara, impareggiabile valvola di sfogo del traffico del Gottardo, e la Lombardia è impegnata nello sviluppo della mobilità intermodale e nella movimentazione sostenibile delle merci.
I terminal intermodali rappresentano il futuro del traffico merci. Come ha osservato l'assessore regionale Raffaele Cattaneo, attualmente in Lombardia transitano su rotaia solo 24 dei 400 milioni di tonnellate movimentate. Troppo poco per un territorio che nel comparto della logistica vanta una ricchezza di oltre 10 miliardi di euro prodotta da 18.000 imprese e oltre 90.000 addetti. Un passo avanti notevole è pertanto l'intesa siglata tra Hupac, Cemat (azienda intermodale del Gruppo Fs) e Fs (era presente l'ad Mauro Moretti) per creare nuovi terminali.
Valanga merci
Con l'apertura della nuova galleria AlptTansit si prospetta l'aumento di traffico merci su ferrovia da Sud. Per Cattaneo, «nel 2019 dovremo essere in grado di assorbire circa 1.200.000 spedizioni annue di traffico combinato in aggiunta alle 900.000 dell'anno precrisi 2008».
La Lombardia manca di interporti, ma è la regione italiana dalla fitta rete di terminal. A Busto/Gallarate (Va) l'impianto Hupac è passato da circa 3 milioni di tonnellate annue a 6. A Segrate (Mi) il terminal intermodale ha superato i 2 milioni di tonnellate/anno. La realizzazione dei due nuovi impianti di Mortara (Pv) e Sacconago di Busto Arsizio (Va) ha permesso di sopportare una capacità operativa di altri 3 milioni di tonnellate.
In Lombardia un gruppo regionale dovrà individuare interventi utili alla mobilità delle merci a partire dallo sviluppo di una rete infrastrutturale dedicata. Uno di questi dovrà consentire il trasporto su ferro delle merci cosiddette "ad altezza 4 metri" sulla Milano-Mortara-Novara, oggi bloccate da alcuni impedimenti lungo il percorso. Interventi che daranno nuova linfa al polo di Mortara.
La Bellinzona-Luino-Novara continuerà a veder crescere il traffico merci. I contraccolpi - in primo luogo l'inquinamento acustico - per il territorio non saranno lievi. Sul versante ticinese le popolazioni hanno già ottenuto barriere antirumore e sono in stato di allerta contro l'intensificazione dei convogli. E da noi? Per ora, tutto tace.
Porto Vecchio, l’ex impianto Shell da distributore a infopoint turistico
(gi) Da distributore di carburanti a “centro di promozione dei percorsi e dei prodotti delle aree rurali del Luinese”. Sarà questa la nuova destinazione dell’ex impianto Shell davanti al Porto Vecchio a Luino, costruito nel 1953 su progetto redatto direttamente da Cispetroli e con pratica edilizia fatta eseguire dal geometra Lanella.
Nel giro di 15 mesi il fabbricato, di proprietà comunale, riaprirà e cambierà vita grazie a un restyling curato dallo studio di architettura Patrizia Buzzi e Cristina Lucchina di Varese. Previo recupero architettonico, l’edificio sarà trasformato in infopoint, dove il turista potrà essere accolto e indirizzato verso la varia offerta di percorsi naturalistici, alimentari ed enogastronomici di tutta la zona.
Il progetto prevede una spesa di 160mila euro e ha ottenuto il finanziamento di 132.894 euro dal Gal (Gruppo di azione locale) Valli del Luinese. «È una delle prime assegnazioni per la valorizzazione del patrimonio culturale di un territorio che mi sta particolarmente a cuore» ha dichiarato il presidente Alessandro Casali, che è peraltro anche presidente del consiglio comunale di Luino.
A lanciare l’idea del recupero e indicare, però, anche una finalità di alto profilo e la salvaguardia della struttura è stato nel 2011 Francesco Salvi, che verso la sua Luino conserva un amore ereditato dal padre Trento e purtroppo non sempre compreso e bene accolto dalle amministrazioni civiche. «Il primo a parlarmi del valore architettonico di questo manufatto è stato Francesco Salvi - riconosce l’attuale sindaco Andrea Pellicini - che non è soltanto un comico o un bravo attore, ma è anche un architetto particolarmente attento a tutto quello che riguarda il nostro territorio».
Proprietà intellettuale, gli assalti alle frontiere UE
Da 103 milioni nel 2010 (valore 1,1 miliardi di euro) a quasi 115 milioni nel 2011 (valore 1,3 miliardi). Tanti sono i prodotti contraffatti sequestrati dalle dogane alle frontiere esterne dell'Unione Europea. Sono alcuni dati divulgati il 24 luglio dalla Commissione sulle azioni delle dogane per il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale (DPI)
Tra i Paesi con il maggior numero di procedimenti e di pezzi sequestrati complessivamente c’è l’Italia insieme a Belgio, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito. In Italia tra il 2010 e il 2011 i procedimenti (circa 1.535) sono rimasti pressoché invariati, mentre sono notevolmente aumentati gli articoli sequestrati (da 16 a 30 milioni).
Prodotti contraffatti
Le principali categorie di articoli bloccati erano farmaci (24%), materiale di imballaggio (21%) e sigarette (18%). I prodotti di uso quotidiano e i prodotti potenzialmente pericolosi per la salute e la sicurezza dei consumatori rappresentavano complessivamente il 28,6% del totale degli articoli bloccati, a fronte del 14,5% del 2010. Anche nel 2011 si è riscontrato un aumento del numero di pacchi postali sequestrati, con un 36% costituito da farmaci.
Provenienza
Quanto ai Paesi di provenienza, il principale continua ad essere la Cina, da cui origina in totale il 73 per cento degli articoli non in regola con i DPI. Ma per alcune categorie di prodotti predominano altri Paesi d’origine, ad esempio la Turchia per i prodotti alimentari, Panama per le bevande alcoliche, la Thailandia per le bibite analcoliche e Hong Kong per i telefoni cellulari. Circa il 90% di tutte le merci bloccate è stato distrutto o è stato oggetto di un procedimento giudiziario per accertare la violazione.
Alto Varesotto, l’inverno più piovoso da 40 anni
(Pat) Ecco un record di cui avremmo fatto volentieri a meno. Nel varesotto l’inverno a cavallo tra il 2013 e il 2014 è stato il più piovoso almeno degli ultimi quarant’anni. A registrarlo con la consueta precisione sono i dati del Centro Geofisico prealpino di Varese, nonostante alla fine del periodo più freddo manchi ancora oltre un mese.
E’ sufficiente sommare le piogge cadute a dicembre (302 mm), gennaio (234) e febbraio (195 fino a lunedì 10) e il totale arriva a 731 millimetri, quasi la metà della pioggia che normalmente cade in un anno. La stagione rigida fin qui più piovosa era stata nell’inverno del 1974, anno in cui si raggiunsero i 569 millimetri d’acqua.
L’eccezionalità di questo scorcio d’anno è data anche dalla quantità di neve caduta al suolo. Se al Campo dei Fiori ne sono stati registrati 120 centimetri, in Forcora (Valveddasca) il metro e mezzo è stato abbondantemente superato: ironia della sorte, proprio nella stagione in cui gli impianti di risalita sono fermi in attesa della loro sostituzione, che inizierà in primavera. Anche se non è diversa la pista baby con il tappeto di risalita per i bambini, costantemente chiusa nonostante non sia interessata da analoghi lavori di manutenzione.
Intanto, gli esperti consigliano di non mettere da parte sciarpe e cappelli. Nessuno si lasci attirare dalle prime giornate di bel tempo. Le temperature rigide non sono destinate a finire a breve e l’uscita dal “generale inverno” si annuncia problematica. Unica soddisfazione, per chi se lo potrà permettere, iniziare a sfogliare i cataloghi estivi all’ombra delle palme tropicali. Qui, per ora, sono solo un miraggio lontanissimo.
Moriva 64 anni fa Don Piero Folli, prete di frontiera nell’ultimo conflitto mondiale
«Ho il dolore di comunicare a V. E. Rev.ma che ieri sera è stato colpito da congestione cerebrale il m. rev. sig. Parroco di Voldomino, D. Piero Folli. E’ rimasto paralizzato alla parte sinistra, parla a stento confusamente, mantiene discreta la conoscenza. Gli furono praticati due salassi, ma con poco esito. E’ difficile che possa riprendersi». Con questa lettera, datata 28 febbraio 1948, il prevosto di Luino, don Enrico Longoni, preannunciava al card. Schuster la fine imminente del sacerdote che, infatti, spirava pochi giorni dopo, l’8 marzo.
Negli anni intercorsi tra la sua liberazione dal carcere dove era stato imprigionato per aver favorito l’esodo degli Ebrei e dei perseguitati politici in Svizzera, don Folli fu sollecitato a fornire utili informazioni su quel tormentato periodo della nostra storia recente. In un documento, stilato di sua mano, custodito presso l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (Fondo Giuseppe Bacciagaluppi), don Piero redasse un elenco dei nominativi di coloro che avevano operato per il C.L.N., premettendo comunque di non essere in grado di stendere una relazione esaustiva a causa della sua assenza da Voldomino dopo il 1943.
La collaborazione di uomini coraggiosi e intrepidi a Voldomino…
Vengono comunque citati i nomi di Zeffirino Mongodi, residente a Mesenzana, e di Alberto Badi fu Francesco, abitante a Voldomino. Uomini coraggiosi ed intrepidi che erano stati al suo fianco «per il passaggio di 200 inglesi» e forse «anche qualcuno in più». Avevano ricevuto, per suo tramite, per conto del C.L.N., £ 100 per ogni inglese accompagnato. Don Folli sottolineava però l’aiuto disinteressato di Mario Baggiolini, allora residente in Isvizzera, che aveva alloggiato e mantenuto i prigionieri sempre gratuitamente, salvo qualche sovvenzione saltuaria per i viveri. Tullio Berzi e il fratello Domenico inoltre lo avevano coadiuvato «nel passaggio di 13 prigionieri a £ 100 e di altri 9 gratuitamente».
Anche dopo il suo arresto e il trasferimento nel carcere di S. Vittore, Zeffirino Mongodi e Alberto Badi avevano continuato la loro attività. Quest’ultimo, per conto suo, ne aveva fatti passare gratis altri 53. Fortunatamente, dopo la razzia nella casa Baggiolini–Garibaldi, non erano stati trovati i biglietti attestanti l’avvenuto espatrio. «Credo di non errare – conclude don Folli – che fra Mongodi e Badi ne abbiano fatti passare in totale più di trecento».
…e a Novara
Facendo riferimento ad una sua registrazione personale, don Piero afferma di aver speso per espatri £ 22.000, delle quali £ 20.000 gli erano state versate dal dottor Calini direttore della Banca di Luino. Si dichiarava in ogni caso consapevole di non essere stato l’unico a spendersi per questa nobile causa: «So che altri hanno prestato la loro opera attraverso gli amici di Novara che portavano a Voldomino i prigionieri, ma non posso dare di ciò sicura relazione. Gli amici di Novara sapranno essi dare notizia». Un’organizzazione capillare dunque che aveva però come fulcro propulsore Voldomino ed il suo coraggioso parroco.
Don Folli, prete di frontiera in ogni senso, non si sottrasse mai all’imperativo evangelico di aiutare coloro che si trovassero nel bisogno e di salvare preziose vite umane, indipendentemente dal loro credo politico o religioso.
Emilio Rossi