Edizione n.35 di mercoledì 9 ottobre 2024

Italia

Milano, il Salone del mobile veicolo per il futuro e la rinascita

Renzi in visita a Milano, «Restituire dignità e valore al lavoro»
Salone mobile, ingresso

Il tempo bello, in alcune giornate addirittura estivo, con sole e brezza insieme, non è mancato sui padiglioni allestiti in Fiera Milano Rho per il Salone internazionale del mobile, andato in scena dall'8 al 14 aprile. Ne ha beneficiato l'impatto generale nell'accedere alla città e il caso ha mostrato a chi magari venendo dall'altra parte del mondo abbia in sé l'idea di una pianura lombarda scialba, sempre in mezzaluce e nebbiosa, inattesi, fruttuosi, aspetti. La città è stata benedetta anche da alcune prestigiose esposizioni in palazzo Reale (“Klimt. Alle origini di un mito”; “Piero Manzoni. 1933-1963”) e soprattutto da quella affascinante dedicata a un gigante dell'arte lombarda rinascimentale dal titolo "Bernardino Luini e i suoi figli” (vedere in 'Articoli in evidenza' in basso a questa pagina). Questa, promossa dal Comune di Milano-Cultura, organizzata insieme alla Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologicidi Milano, al Dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano, è prodotta insieme a 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, con il sostegno di Cosmit e Ford. Allestimento, progetto dell’architetto Piero Lissoni.
L'edizione 2014 del Salone è apparsa fin dall'avvio corposa, abbondante di quantità, e idiomi ovviamente. Migliaia i visitatori-turisti che si sono affiancati ai visitatori di categoria (artigiani, designer, artisti, professionisti, manager, giornalisti, grafici, tecnici, industriali...), un “Fuorisalone” o “Design Week” che è l'evento più importante al mondo sul tema del design, 984 appuntamenti legati al comparto hanno reso tangibile come non di sola crisi, o rimandi, o attese, debba vivere la nazione ma siano pronti e custoditi energia, estro, coraggio, slancio.
Fiducia anche, come indica la presenza di giovani e formazione. Un esempio. Giovedì 10 aprile, allo stand FederlegnoArredo, sono stati illustrati i percorsi formativi del settore al sottosegretario dell'Istruzione. In particolare è stata presentata la Fondazione ITS per lo sviluppo del Sistema Casa nel Made In Italy "Rosario Messina", Istituto tecnico superiore che erogherà il percorso post-diploma del Polo formativo del Legno Arredo di Lentate sul Seveso (MB). Al termine, chi frequenterà i corsi con successo avrà acquisito il titolo di "tecnico superiore di processo, prodotto, comunicazione e marketing dell'arredamento". Presso lo stand erano i ragazzi che studiano la filiera legno-arredo. Al Salone hanno seguito lezioni teoriche e pratiche, visitato alcune aziende focalizzandosi sulla parte espositiva e commerciale, per poi tornare allo stand della fondazione, fornito di tavoli da falegname e attrezzi, per creare oggettistica e gadget in tempo reale.
Spunti significativi quindi. Che ha colto anche l'applauditissimo presidente del Consiglio Matteo Renzi, giunto l'11 aprile a Milano per visita a Salone e incontri istituzionali su Expo. Le sue non sono sembrate parole di circostanza: «Qui vedo l'Italia viva», ha detto, «L'Italia ce la deve fare», «Dobbiamo restituire dignità e valore al lavoro».
L'impressione che molti hanno ricavato, dentro e fuori l'ambito specifico di questa manifestazione che dal 1961 dà impulso alle esportazioni italiane di mobili e affini e ne ha pubblicizzato ovunque la qualità, è quella della propensione a propulsione e ri-partenza. Basta venir messi in condizione di lavorare, sviluppare creatività, cultura, saperi e quelle talentuosità spesso inimitabili che fanno del Made in Italy un marchio e dell'attrazione verso la Penisola una risorsa.
Le cifre divulgate dal Cosmit circa l'edizione 2013 (i dati 2014 sono a venire, ma già nel primo giorno si è avuto il 20% in più) parlano di oltre 285.000 visitatori di cui 193.000 esteri, 6.578 operatori della comunicazione; di altre 38.000 presenze di pubblico nel weekend. Numeri enormi quindi. E i numeri, la facilità di movimento con mezzi privati e pubblici, le fruibilità per chiunque – cittadino o espositore – favoriscono, sono un incentivo economico, un richiamo, un volano, una commessa a portata di mano. Speriamo che nel futuro, quando nel 2015 Expo chiamerà a sé milioni di persone, Milano sia meglio pronta (pulita, per esempio, senza cartacce - ma certo non può essere lasciata sola a smaltirsi tutto, deve essere affiancata, al di là di cortine politiche, dalle componenti istituzionali regionali e nazionali -), le metropolitane abbiano sufficienti scale mobili in salita e in discesa, le persone con difficoltà di movimento non si sentano allo sbaraglio e schiacciate dentro i propri problemi, che gli affittacamere non vogliano guadagnare con la pigione di una settimana le pigioni mancate di un anno, che le ferrovie predispongano treni rinnovati, sufficienti, in orario, ben indicati. A proposito. Domenica 14, giorno finale del Salone del mobile, sui cartelloni delle stazioni fatale un messaggio: «cancellato», «cancellato», «cancellato». Dalle sera prima, sciopero. Disagi vari, e anche per il Malpensa Express da Milano all'aeroporto di Malpensa.
Ibis

Fiat 600, tour da Varese al Centro Italia e ritorno

Fiat 600 a Cassino

Parte mercoledì 27 giugno da Villa Recalcati a Varese e vi ritornerà domenica 1° luglio dopo aver percorso circa 960 chilometri per il nord e centro Italia. È la prima “600 Miglia” organizzata dal 1° Club Nazionale Fiat 600 di Besozzo (Varese), un giro turistico non competitivo a bordo di Fiat 600 d'epoca.
Il sodalizio besozzese, guidato da Salvatore Torre, ha lanciato la nuova sfida dopo gli innumerevoli raduni organizzati su tutto il territorio nazionale e solitamente limitati a una giornata. Questa volta il tour durerà ben cinque giorni e una quindicina di equipaggi sfileranno lungo i centri storici e le piazze caratteristiche italiani.
Il 1°Club Nazionale Fiat 600 di Besozzo, fondato nel 1990 ad Angera, vanta attualmente circa 1500 soci, tutti possessori e appassionati di auto o moto d'epoca, ovvero che abbiano raggiunto almeno i 20 anni di immatricolazione. Itinerario: Lodi e poi Brescello (Reggio Emilia); Marzabotto (Bologna) e Montecatini Terme; Passo dell'Abetone e Castelvetro (Modena); Grazzano Visconti (Pc) e Varese.
Nell'immagine tratta dal sito del club www.clubnazionalefiat600.it  un momento del raduno di Cassino del 27 maggio 2012.

Varese, teleriscaldamento a energia solare

È il primo impianto costruito nel sud Europa
Prima ST
Dopo ST

A Varese il gruppo A2A, la più grande multiutility italiana, costruirà - attraverso la società Varese Risorse - il primo impianto solare termico per teleriscaldamento del sud Europa. Produrrà un’energia termica pari al fabbisogno di acqua calda sanitaria di 150 appartamenti (450 MWh), evitando la combustione di 43 tonnellate equivalenti di petrolio e l’emissione di 108 tonnellate di anidride carbonica nell’aria. L’investimento previsto è di 400 mila euro.
L’impianto, realizzato dalla SDH Energy srl di Verona, sarà composto di 73 collettori solari termici (ciascuno della superficie di 13,57 metri quadri) e sostituirà gli altri impianti “storici” del teleriscaldamento. La sua integrazione con la rete cittadina consentirà lo stoccaggio di acqua, prima della distribuzione, in serbatoi della capacità di 430 metri cubi.
Il teleriscaldamento solare è una tecnologia diffusa e oramai consolidata in Danimarca. Alcuni esempi si possono trovare anche in Svezia, Germania e Austria, mentre non ne esiste ancora alcuno nelle nazioni del sud Europa, quelle favorite da maggiore soleggiamento.
La struttura sorgerà in via Rossi, nell’area antistante alla sede della centrale di Varese Risorse. L’Amministrazione comunale ha deliberato il progetto unitario per la costruzione del magazzino e dell’impianto solare termico e l’Università dell’Insubria ha controfirmato i progetti.
Nelle foto: impianto prima e dopo la costruzione

Impianti a fune, niente più “vita tecnica”

Via libera al decreto attuativo che cancella la scadenza temporale introdotta quasi trent’anni fa
monti

In via di abolizione la vita tecnica degli impianti a fune italiani, introdotta quasi trent’anni fa. Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha predisposto la sua eliminazione con un decreto attuativo di una norma del 2014. Il vincolo prevedeva un termine massimo dai 30 ai 60 anni, in base al tipo di impianto, oltre il quale era necessario sostituirli.
Il concetto di “vita tecnica” era stato introdotto dalla normativa italiana 30 anni fa (D.M. del 2 gennaio 1985). Nel 2000 l’Unione Europea aveva varato una direttiva per definire i requisiti di sicurezza obbligatori negli impianti a fune che trasportano persone. L’Italia aveva recepito la direttiva nel 2003 (decreto legislativo n. 210), eliminando la scadenza per gli impianti costruiti dopo tale data e dotati di marchio CE, ma mantenendolo per tutti quelli precedenti.
«Finalmente sarà garantita la sicurezza senza penalizzare le nostre montagne» spiegano l’eurodeputato Alberto Cirio e il vice ministro Enrico Costa. «Il concetto di vita tecnica non esiste in Europa. Dopo il parere dell’Ue eravamo riusciti ad ottenerne la cancellazione anche nel nostro Paese con un emendamento al Decreto “Sblocca Italia”, approvato il 6 novembre 2014. Senza questo decreto attuativo, però, la modifica alla legge rischiava di restare solo sulla carta e di non diventare operativa a tutti gli effetti».
OLTRE 400 IMPIANTI
Gli impianti a fune in Italia sono più di 400. Il giro d’affari sfiora un miliardo di euro, circa il 10% del valore dell’intero “sistema neve italiano”, che nella passata stagione è salito a 10,1 miliardi di euro in crescita del+3,3% (Dati stagione 2014/2015 - Osservatorio Skipass Panorama Turismo/JFC tourism&management).
«In pratica - proseguono Cirio e Costa - l’Italia aveva mantenuto un vincolo introdotto quasi 30 anni fa, aggiungendo per il nostro Paese un ulteriore obbligo a quelli richiesti dall’Europa. Con questo decreto, finalmente, è stata riequilibrata la situazione: viene garantita la sicurezza, ma senza penalizzare la competitività delle nostre imprese con aggravi burocratici e costi non necessari. Ora è importante che si proceda rapidamente agli ulteriori passaggi ed alla pubblicazione del decreto, perché alcuni impianti sono già in scadenza a fine anno». 

Ambiente, intesa fra Lombardia e Olanda

Regione Lombardia e Zuid Holland (Provincia dell'Olanda del Sud) coopereranno «per favorire conoscenze reciproche e partenariati tra enti, imprese e associazioni attivi nella gestione sostenibile delle risorse idriche, nei cambiamenti climatici, nell'economia circolare e nell'agricoltura sostenibile e a lavorare per facilitare e coordinare lo scambio di informazioni e sinergie tra specifiche iniziative di cooperazione».
L'intesa è stata firmata il 23 giugno 2017 alla Triennale di Milano dal governatore Roberto Maroni e dal consigliere reale dei Paesi Bassi, Jaap Smit, alla presenza del sovrano olandese, Guglielmo Alessandro Willem-Alexander, e della consorte, Ma'xima Zorreguita Cerruti, venuti in Italia per una visita di Stato.
Le parti, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro, potranno promuovere iniziative su: sviluppo di progetti comuni di cooperazione finanziati con fondi europei; elaborazione di position paper da presentare in sede europea; partecipazione a sessioni di lavoro ed eventi inter istituzionali; organizzazione di dialoghi bilaterali tra le parti interessate.
RAPPORTO CONSOLIDATO - L'intesa bilaterale rafforza uno scambio già consolidato tra le due regioni offrendo una cornice istituzionale a una collaborazione nata da Expo 2015. I buoni rapporti tra Zuid Holland e Regione Lombardia hanno favorito l'incontro tra enti e imprese operanti negli ambiti dell'ambiente e dello sviluppo sostenibili, dell'innovazione e dell'agricoltura.
Lombardia e Zuid Holland sono, inoltre, partner nel MoU Under 2-Subnational Global Climate Leadership Memorandum of Understanding e hanno sviluppato un partenariato rafforzato all'interno della rete Vanguard Initiative per progetti pilota nel campo della bioeconomia.

Intervento - Petizione ‘Salvailsuolo’, oltre 82.000 le firme consegnate al presidente del Senato

Le associazioni della coalizione italiana: «Varare subito la legge nazionale contro il consumo di suolo e tolleranza zero all’abusivismo»

INTERVENTO Oltre 82.000 cittadini italiani hanno chiesto di tutelare il suolo libero e sano, una risorsa essenziale alla produzione agricola ma che è anche il più efficace sistema di difesa da alluvioni e altri eventi catastrofici. Le recenti tragedie ci ricordano che quando non si rispetta il suolo, le pur doverose opere di difesa sono sempre insufficienti a garantire la protezione di cittadini, abitazioni e città. Ora spetta al Parlamento rispettare la volontà dei cittadini e sbloccare la legge per il contenimento del consumo di suolo e la difesa delle aree agricole.
Un contributo importante, quello dei firmatari italiani, che pesa sulle oltre 212.000 firme raccolte a livello europeo ed eccede largamente il quorum fissato per il nostro Paese dalla Commissione Europea (54.750 firme): si tratta di un dato significativo che testimonia la sensibilità presente nel nostro Paese riguardo ai troppi fenomeni di degrado a carico del suolo, ed in particolare la cementificazione che ricopre ampie parti di territorio. Secondo gli ultimi dati ISPRA, in Italia al 2016 risultano cementificati oltre 23 mila km2 (pari alla dimensione di Campania, Molise e Liguria messe insieme), il 7,6% del territorio nazionale. Il consumo di suolo procede a un ritmo di 3 metri quadri al secondo, senza risparmiare aree di grande valore paesaggistico e naturalistico, o di estrema vulnerabilità a rischi ambientali, come alluvioni, frane e terremoti. Il tutto in mancanza di una norma efficace che regoli la demolizione degli edifici abusivi.
Martedì 10 a Palazzo Madama le associazioni della coalizione italiana #salvailsuolo (formata da ACLI, Coldiretti, FAI - Fondo Ambiente Italiano, INU - Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Lipu, Slow Food, WWF) hanno incontrato e consegnato simbolicamente le firme al presidente del Senato Pietro Grasso, chiedendo di varare entro la legislatura la legge per il contenimento del consumo di suolo e la difesa delle aree agricole già approvata dalla Camera nel maggio 2016 e ferma da più di 500 giorni in Senato. Un provvedimento i cui obiettivi sono fermare il consumo di suolo e incentivare da subito la rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità.
«Se il nostro Paese appare più fragile di altri agli eventi catastrofici, le colpe non sono solo del cambiamento climatico, ma di come abbiamo trattato il territorio negli ultimi decenni – dichiara Damiano Di Simine, portavoce della coalizione italiana #Salvailsuolo – Con le firme raccolte in Italia sproniamo il Parlamento a varare entro la legislatura il disegno di legge per il contenimento del consumo di suolo e la difesa delle aree agricole, e a bloccare il ddl Falanga in approvazione, che rischia di vanificare tutti gli sforzi messi in atto per contrastare l'abusivismo edilizio».
Le associazioni chiedono anche rigore e vigilanza per evitare che nella discussione della legge di stabilità non ci siano colpi di mano rispetto agli impegni assunti con la finanziaria dell’anno scorso: ovvero che sia del tutto ripristinato, dal 1° gennaio 2018, il vincolo alla destinazione delle risorse derivanti dagli oneri di urbanizzazione. Ciò è indispensabile da un lato per sostenere gli interventi di rigenerazione urbana, e dall’altro per evitare che nei comuni sopravviva un meccanismo perverso di incentivazione di consumi di suolo in cambio di entrate fiscali impiegabili con ampia discrezionalità per ripianare i bilanci.
Consegnate le firme, le principali associazioni ambientaliste italiane restano in attesa di una risposta da parte del Parlamento e del Governo, ma allo stesso tempo evidenziano la necessità di agire anche a livello europeo: fermare il degrado del suolo è un preciso target sottoscritto con l’adesione all’agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile a cui la UE ha aderito con convinzione, ma ad oggi il suolo e la sua tutela continuano ad essere temi sconosciuti per il diritto europeo. La petizione, oltre che in Italia, ha raccolto oltre 212.000 firme negli altri Paesi dell’Unione Europea, e i promotori sono determinati a far pesare questo primo risultato che testimonia di una crescente consapevolezza dei cittadini verso l’esigenza di tutelare una risorsa naturale da cui tutti dipendiamo per la produzione di cibo e benessere.
Slow Food Italia 

Varese, Camera di commercio rimane autonoma

Sopravviverà all’accorpamento previsto dalla riforma insieme con quelle di Milano con Monza e Lodi; Como e Lecco; Mantova con Cremona e Pavia; Brescia; Bergamo; Sondrio
Camera commercio, piazza Monte Grappa

A Varese la Camera di commercio non solo sopravviverà all’accorpamento ma sarà sempre più autonoma. In Lombardia sarà una delle sette riconosciute. Le altre saranno: Milano con Monza e Lodi; Como e Lecco; Mantova con Cremona e Pavia; Brescia; Bergamo; Sondrio.
A Roma, il 31 maggio, l’assemblea di Unioncamere nazionale ha approvato la proposta di riordino da presentare al Ministero Sviluppo Economico e ha riconfermato l'autonomia della Camera di Commercio di Varese e della sua azienda speciale Promovarese.
Vari i fattori che hanno giocato a favore dell’autonomia. «Determinanti – ha spiegato il presidente Giuseppe Albertini - sono stati il numero delle imprese, la sostenibilità economica finanziaria, la densità di un tessuto economico produttivo articolato su 139 Comuni che necessita di specifici fattori di aggregazione. Di rilievo anche la presenza di un sistema turistico in crescita e ulteriormente da sviluppare e una realtà geografica tra confini nazionali, regionali e metropolitani del tutto peculiari».

Lotta allo smog senza confini, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto unite contro l'inquinamento atmosferico

Firmato a Bologna accordo col Ministero dell'Ambiente – Interessati oltre 23 milioni di cittadini, il 40% della popolazione italiana
Bologna Università

Investimenti pubblici e interventi comuni per liberare la Pianura padana dallo smog. A Bologna, nella sede della Regione, il ministero dell’Ambiente e le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto hanno firmato il 9 giugno il ‘Nuovo accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano’. In esso si ribadisce innanzitutto la centralità di una lotta condivisa contro l’inquinamento atmosferico, fenomeno particolarmente intenso nel Nord Italia.
L’intesa punta a misure strutturali da attuare con modalità comuni nelle quattro regioni. Ciò significa sviluppare regole omogenee di accesso alle Ztl (zone a traffico limitato), car-sharing, mobilità ciclo-pedonale, distribuzione diffusa di carburanti alternativi, limitazioni alla circolazione per poter dare risposte concrete a un’area di oltre 23 milioni di residenti (il 40% della popolazione italiana). Ad esse si aggiunge lo stanziamento di 16 milioni di euro complessivi da parte del ministero: 8 milioni per gli eco-bonus delle Regioni, gli incentivi economici per la sostituzione dei veicoli più inquinanti; 8 milioni per ridurre l’inquinamento prodotto dalle attività agricole e zootecniche.
Sono inoltre allo studio misure sulle tasse automobilistiche e altre di carattere legislativo per accelerare la diffusione di veicoli a basse o nulle emissioni, in sostituzione delle tecnologie tradizionali come i diesel. Condivisa anche la gestione delle situazioni di emergenza legate al superamento dei limiti di inquinamento da PM10, con divieti temporanei, pure questi comuni e omogenei nelle quattro regioni.
L’accordo è stato firmato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, dai presidenti delle Regioni Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e Piemonte, Sergio Chiamparino, dagli assessori all’Ambiente della Lombardia, Claudia Terzi, e del Veneto, Gianpaolo Bottacin. Presenti gli assessori regionali all’Ambiente dell’Emilia-Romagna, Paola Gazzolo, e del Piemonte, Alberto Valmaggia.
La firma, ritenuta dai partecipanti «una svolta» e anche un superamento dei colori politici,  ha chiuso la due giorni su Government policies on air quality and climate change, dedicata alle politiche sulla qualità dell’aria e sul cambiamento climatico attuate a livello europeo, nazionale e nei territori del bacino padano, nell’ambito del Progetto comunitario Prepair.
«E’ un accordo importante. Per la prima volta le regioni che insistono sulla Pianura Padana hanno concordato azioni omogenee ed integrate», commenta il ministro. «Le Regioni hanno approvato Piani sulla qualità dell’aria che si parlano tra loro e qui a Bologna hanno preso impegni a portare avanti ulteriori azioni comuni per migliorare la qualità dell’aria e della vita delle persone». 

Milano, Museo della Permanente, "Chagall. Sogno di una notte d'estate"

La mostra per la prima volta in Italia dal 13 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018

In Francia, unico posto dove è stato realizzato il progetto, ha avuto oltre 580.000 visitatori. Ora giungerà anche in Italia la mostra-spettacolo "Chagall. Sogno di una notte d'estate". Si terrà dal 13 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018 al Museo della Permanente di Milano e proporrà una formula inedita di vivere l’arte, unendo spettacolo, teatro, musica, tecnologia e arte stessa. «Nulla a che vedere con quanto già visto in Italia nelle cosiddette “mostre immersive”: una regia sapientemente costruita da Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto e Massimiliano Siccardi, capace di coinvolgere, travolgere ed emozionare i visitatori», spiega la presentazione della manifestazione.
La mostra-spettacolo è un viaggio per tappe, quelle della creazione artistica di Marc Chagall e della sua vita. Vi si snodano dodici macro sequenze: Vitebsk, piccolissimo villaggio russo in cui Chagall è nato, La vita, La poesia, I collages, La guerra, Le vetrate, L’Opéra Garnier, Daphnis e Chloé, I mosaici, Il circo, Le illustrazioni per fiabe, La Bibbia.
In questo nuovo modo di fruire l’opera, il visitatore-spettatore è in grado di percepire l’enorme densità e la ricchezza espressiva del mondo onirico di Chagall. Perché l’opera è tutta attorno, a 360 gradi, mentre il racconto e la musica procedono, parte integrante dell’opera stessa, in una nuova modalità di conoscenza dell’arte. Forse quella che molti artisti hanno sognato e che ha come fine ultimo non solo la meraviglia e la capacità di stupire ed emozionare, ma quella di raccontare, coinvolgendo l’immaginazione dello spettatore, che diviene attore e protagonista.
L'iniziativa, con il patrocinio del Comune di Milano, è promossa dal Museo della Permanente di Milano ed è prodotta in Italia da Arthemisia con Sensorial Art Experience. In Francia la mostra è stata prodotta da CultureEspaces e realizzata a Carrières de Lumière. La regia è di Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto e Massimiliano Siccardi, la colonna sonora appositamente composta è di Luca Longobardi.
Aperte le prenotazioni. PREVENDITA: http://www.ticketone.it/biglietti.html?affiliate=ITT&doc=artistPages%2Ftickets&fun=artist&action=tickets&erid=1949757&includeOnlybookable=false&xtmc=chagall&xtnp=1&xtcr=1
INFO  E PRENOTAZIONI: www.chagallmilano.show; T. +39 02 89 29 711
ORARI Tutti i giorni 9.30 – 19.30.

In foto: Marc Chagall, La passeggiata, 1917_1918. Olio su tela, 169x163 cm. State Russian Museum, San Pietroburgo. © 2017. Foto Scala, Firenze. © Chagall®, by SIAE 2017 

Mura Veneziane, s’allarga la famiglia italiana dei siti Unesco

In Lombardia- e nel Varesotto - il maggior numero di beni culturali

Primato dell’Italia nel mondo (53), della Lombardia in Italia (11) e di Varese in Lombardia (4) per numero di siti iscritti nel Patrimonio dell'Umanità. A Cracovia (Polonia), il 9 luglio 2017, durante la quarantunesima sessione di lavori il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco ha inserito nella lista le Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato di Terra - Stato di Mare occidentale, un sito seriale transnazionale presentato dall'Italia insieme con Croazia e Montenegro.
Le Mura Veneziane sono presenti a Bergamo, Palmanova, Peschiera del Garda per l'Italia, Zara e Sebenico per la Croazia, Cattaro per il Montenegro e costituiscono un insieme straordinario dei più rappresentativi sistemi difensivi "alla moderna” (poi diffusI in tutta Europa), progettati dopo la scoperta della polvere da sparo e dislocati lungo lo Stato di Terra e lo Stato di Mare.
TESTIMONIANZA UNICA
Le opere di difesa veneziane “alla moderna” costituiscono un'eccezionale testimonianza dell'architettura militare che si sviluppò tra XVI e XVII secolo e interessò territori vasti e le loro interazioni. Nel loro insieme, le componenti testimoniano la presenza di una rete difensiva unica tra Stato da Terra e Stato da Mar occidentale incentrato sul Mare Adriatico storicamente conosciuto come Golfo di Venezia. Tale progetto difensivo ebbe connotazione civile, militare e urbana che si estese oltre il bacino mediterraneo spingendosi a Oriente.
«Con le Mura veneziane salgono a undici i siti Unesco della Lombardia, dieci 'materiali' più il sito 'immateriale' del 'saper fare il liutario' riconosciuto alla città di Cremona» ha dichiarato il presidente Roberto Maroni. «La Lombardia rafforza il proprio primato di regione con il maggior numero di siti Unesco in Italia e si conferma, anche in questo ambito, una vera eccellenza nazionale».
I “MAGNIFICI 11” LOMBARDI
In Lombardia sono questi i siti del Patrimonio mondiale dell’Umanità: 1) BESANO (Varese), Monte San Giorgio; 2) CAPRIATE SAN GERVASIO (Bergamo), Villaggio operaio di Crespi d'Adda; 3) CASTELSEPRIO (Varese), torre di Torba e Chiesa di Santa Maria Foris portas e - a GORNATE OLONA - Monastero di Torba; 4) CREMONA, Palazzo Pallavicino Ariguzzi, sede dell'Istituto di Istruzione Superiore 'Antonio Stradivari'; 5) ISOLINO VIRGINIA (Varese); 6) MILANO, Cenacolo Vinciano; 7) OSSUCCIO (Como), Sacro Monte; 8) SABBIONETA (Mantova), Palazzetto del Valleggero; 9) VALLE CAMONICA (Brescia), incisioni rupestri; 10) VARESE, Sacro Monte; 11) MURA VENEZIANE.

STORIA DELLE MURA VENEZIANE
Le Opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo Stato da Terra-Stato da Mar occidentale sono costituite da sei componenti fortificate situate in Italia, Croazia e Montenegro, che formano un sistema esteso per oltre mille chilometri tra la Regione Lombardia, in Italia, e la costa orientale adriatica.
L'introduzione della polvere da sparo comportò notevoli trasformazioni delle tecniche e dell'architettura militare, cambiamenti riflessi nella progettazione delle fortificazioni denominate alla moderna. Gli apparati difensivi dello Stato di Terra (a protezione della Repubblica dai potentati europei del nord-ovest) e dello Stato di Mare (a difesa delle rotte marittime e dei porti, dal Mare Adriatico fino a Levante) erano entrambi necessari per proteggere l'assetto territoriale e il potere della Repubblica di Venezia.
SISTEMI BASTIONATI
Durante il Rinascimento, il vasto e strategico territorio della Serenissima fu lo spazio ideale per sostenere la nascita dei sistemi bastionati o 'alla moderna'.
Gli elementi di eccezionale valore universale sono molteplici: dalle colossali operazioni di scavo per i percorsi ipogei alle realizzazione di complessi manufatti che riflettono i nuovi requisiti costruttivi messi a punto tra XVI e XVII dai tecnici della Repubblica. Al valore del sito contribuisce poi sensibilmente il contesto paesaggistico in cui si inseriscono le sei componenti, ciascuna in grado di offrire notevoli suggestioni visive all'interno del proprio contesto.
Ibis

Condividi contenuti