Edizione n.35 di mercoledì 9 ottobre 2024

Sicurezza

Impianti a fune, niente più “vita tecnica”

Via libera al decreto attuativo che cancella la scadenza temporale introdotta quasi trent’anni fa
monti

In via di abolizione la vita tecnica degli impianti a fune italiani, introdotta quasi trent’anni fa. Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha predisposto la sua eliminazione con un decreto attuativo di una norma del 2014. Il vincolo prevedeva un termine massimo dai 30 ai 60 anni, in base al tipo di impianto, oltre il quale era necessario sostituirli.
Il concetto di “vita tecnica” era stato introdotto dalla normativa italiana 30 anni fa (D.M. del 2 gennaio 1985). Nel 2000 l’Unione Europea aveva varato una direttiva per definire i requisiti di sicurezza obbligatori negli impianti a fune che trasportano persone. L’Italia aveva recepito la direttiva nel 2003 (decreto legislativo n. 210), eliminando la scadenza per gli impianti costruiti dopo tale data e dotati di marchio CE, ma mantenendolo per tutti quelli precedenti.
«Finalmente sarà garantita la sicurezza senza penalizzare le nostre montagne» spiegano l’eurodeputato Alberto Cirio e il vice ministro Enrico Costa. «Il concetto di vita tecnica non esiste in Europa. Dopo il parere dell’Ue eravamo riusciti ad ottenerne la cancellazione anche nel nostro Paese con un emendamento al Decreto “Sblocca Italia”, approvato il 6 novembre 2014. Senza questo decreto attuativo, però, la modifica alla legge rischiava di restare solo sulla carta e di non diventare operativa a tutti gli effetti».
OLTRE 400 IMPIANTI
Gli impianti a fune in Italia sono più di 400. Il giro d’affari sfiora un miliardo di euro, circa il 10% del valore dell’intero “sistema neve italiano”, che nella passata stagione è salito a 10,1 miliardi di euro in crescita del+3,3% (Dati stagione 2014/2015 - Osservatorio Skipass Panorama Turismo/JFC tourism&management).
«In pratica - proseguono Cirio e Costa - l’Italia aveva mantenuto un vincolo introdotto quasi 30 anni fa, aggiungendo per il nostro Paese un ulteriore obbligo a quelli richiesti dall’Europa. Con questo decreto, finalmente, è stata riequilibrata la situazione: viene garantita la sicurezza, ma senza penalizzare la competitività delle nostre imprese con aggravi burocratici e costi non necessari. Ora è importante che si proceda rapidamente agli ulteriori passaggi ed alla pubblicazione del decreto, perché alcuni impianti sono già in scadenza a fine anno». 

Droni, nel 2016 in Europa oltre 1200 casi rischiosi

La Commissione Europea sollecita a Parlamento e Consiglio l’approvazione di una proposta presentata due anni fa
Bruxelles

A Bruxelles il 29 settembre 2017 la Commissione dell’UE ha sollecitato al Parlamento e al Consiglio l’approvazione della sua proposta di dicembre 2015 per creare un quadro normativo per i droni. In attesa dell’adozione, l’Impresa comune per la ricerca sulla gestione del traffico aereo nel cielo unico europeo (Sesar), istituita dalla Commissione, metterà a disposizione mezzo milione di euro a sostegno della dimostrazione di servizi di “geo-fencing”, un sistema che può impedire automaticamente ai droni di volare in zone soggette a restrizioni, ad esempio vicino agli aeroporti.
Un quadro normativo moderno e flessibile è urgente.
Nel 2016 in Europa sono stati segnalati oltre 1200 eventi rilevanti per la sicurezza, incluse collisioni mancate tra droni e velivoli.

La commissaria per i Trasporti Violeta Bulc ha dichiarato: '«I droni offrono grandi opportunità per nuovi servizi e imprese; ecco perché vogliamo che l’Europa diventi un leader globale. Sono certa che il nostro quadro normativo moderno e flessibile porterà alla nascita di nuovi campioni europei in questo settore. Ma la sicurezza deve sempre essere al primo posto: se non prendiamo provvedimenti in fretta, le collisioni mancate tra droni e velivoli un giorno potrebbero avere conseguenze disastrose. Pertanto chiedo al Parlamento europeo e al Consiglio di trovare rapidamente un accordo sulla nostra proposta di dicembre 2015».

Strade provinciali lombarde, sei milioni per la sicurezza

Il finanziamento regionale toccherà interventi in ogni provincia
Lecchese-foto Ibis.

Stanziamento di sei milioni di euro per riqualificazione stradale, realizzazione di rotatorie, adeguamento delle carreggiate, miglioramento delle intersezioni, ripristino delle sedi stradali in tutte le province della Lombardia.
Il finanziamento, deliberato il 23 settembre 2024 dalla giunta regionale su proposta dell’assessora Claudia Terzi, si aggiunge agli oltre 50 milioni assegnati nel febbraio 2024 per altri cinquantadue interventi di manutenzione straordinaria delle strade provinciali e ai 35 milioni già erogati alle Province per la manutenzione e il monitoraggio dei ponti e sottopassi.

ELENCO INTERVENTI
*VARESE: rotatoria all’intersezione tra la provinciale 69 e la provinciale 4 ad Angera. Avvio lavori nel 2024 e fine nel 2025. L’intervento consiste nella messa in sicurezza dell’itinerario stradale, secondo le specifiche del progetto curato dalla Provincia di Varese.
*BERGAMO: strada provinciale ex statale 671 asse interurbano di Bergamo.
*BRESCIA: strada provinciale 2 Urago d’Oglio-Orzinuovi.
*COMO: manutenzione straordinaria della strada provinciale 15 di Erbonne, nel comune di Centro Valle Intelvi.
*CREMONA: manutenzione straordinaria di piani viabili e segnaletica delle strade 20-42-63-94:i e di tratti limitrofi.
*LECCO: manutenzione straordinaria strade lungo la provinciale 72 e provinciale 583-V2428.
*LODI: riqualificazione della provinciale 107 nel comune di Livraga con la realizzazione di una rotatoria.
*MANTOVA: una rotatoria a Mariana Mantovana nell’intersezione tra provinciale 7, via compartitori e strada Olz.
*MILANO: ripristino sede stradale provinciale 38 ‘Gaggiano–Rosate’.
*MONZA Brianza: rifacimento segnaletica orizzontale lungo le strade provinciali.
*PAVIA: completamento e riqualifica della provinciale 37 ad Albuzzano dalla frazione Alperolo alla intersezione della SP ex SS 234.
*SONDRIO: posa di barriera paramassi e costruzione nuovo muro a protezione della SP 15 della Valmalenco in territorio di Torre di Santa Maria.
Immaine, Lecchese-foto Ibis.

Case di riposo e strutture per disabili, la Lombardia apre alla videosorveglianza

Stanziati 1 milione e 400mila euro - Contributi fino a 15mila euro per ogni struttura

In Lombardia le case di riposo e le strutture per disabili potranno avere contributi per l’installazione di telecamere di videosorveglianza. A disposizione 1 milione e 400mila euro, assegnati alle singole Aziende per la tutela della salute (Ats): 126.757 euro a quella della Brianza, 408.057 euro alla Città metropolitana, 72.547 euro all’Ats della Montagna, 175.807 alla Val Padana, 211.187 all’Insubria, 131.738 per Bergamo, 148.110 per Brescia e 125.797 per Pavia.
I contributi sono previsti da un regolamento accolto il 1° agosto 2017 con parere favorevole della maggioranza dalla Commissione Sanità dell’assemblea regionale. Critici i gruppi di minoranza. A loro avviso, per installare le telecamere non serviva una legge specifica, ma sarebbe stato più che sufficiente un semplice bando della Giunta regionale.
INSTALLAZIONE
L’installazione delle telecamere non è obbligatoria e può essere fatta solo nelle cosiddette aree comuni
(esterno, corridoi, sale d’attesa, eccetera). In caso di mancanza di accordo con le rappresentanze sindacali, sarà comunque possibile installare le telecamere se in possesso di autorizzazione concessa dalle sedi territoriali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
A tutela della privacy, le immagini raccolte saranno criptate e l’accesso alle registrazioni sarà possibile solo su autorizzazione dell’Autorità giudiziaria in caso di avviso e notizia di reato. L’elenco delle Residenze sanitarie assistenziali che si doteranno di sistemi di videosorveglianza sarà pubblicato con evidenza sul sito della Giunta regionale.

STRUTTURE E RICOVERATI
In Lombardia attualmente sono presenti 678 residenze sanitarie assistenziali (Rsa) per complessivi 57.853 posti letto a contratto (quelli per cui la Regione compartecipa al pagamento della retta). Il costo medio regionale della retta giornaliera è pari a 56,18 euro, con un costo minimo medio di 48,93 euro nelle Rsa della provincia di Brescia e un costo massimo di 65,67 euro in quelle della provincia di Monza e Brianza.
L’incidenza maggiore di denunce per furti e maltrattamenti subiti dagli ospiti delle Rsa lombarde si riscontra a Milano e nella cintura metropolitana, dove al 31 dicembre 2016 risultavano ricoverate 17.043 persone.
CONTRIBUTI E DOMANDE
Le domande potranno essere presentate all’ATS territorialmente competente dalle Residenze sanitarie assistenziali e dalle Strutture residenziali e semiresidenziali per disabili pubbliche, e da quelle private accreditate al 31 dicembre 2016. Le singole ATS dovranno poi fornire regolare rendicontazione delle spese sostenute.
L’importo massimo erogabile per ciascuna struttura indicato dalla Commissione è di 15mila euro (la Giunta aveva proposto 10mila euro) e comunque non potrà superare il 70% della spesa complessiva: l’entità del contributo sarà parametrata al numero di posti letto presenti nella struttura richiedente. Sono previste premialità per quei progetti che prevedano la presenza delle telecamere nelle aree comuni e nelle zone adiacenti la camere di degenza degli ospiti.  

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