Edizione n.33 di mercoledì 24 settembre 2025

Unione Europea, entro il 2050 rischio riduzione fino a 18 milioni di lavoratori

Nel 2024 creati 1,8 milioni di posti - Ancora escluso un quinto della popolazione in età lavorativa

Nel 2024 l’Unione Europea ha creato 1,8 milioni di posti di lavoro in più rispetto all'anno precedente. Il tasso di occupazione è salito al 75,8% e il tasso di disoccupazione è sceso a un nuovo minimo storico del 5,9%.
A fronte tuttavia di questi lusinghieri risultati, la relazione della Commissione per l’occupazione e gli sviluppi sociali in Europa (Esde) per il 2025 rileva che un quinto della popolazione in età lavorativa – circa 51 milioni di persone – si trova al di fuori del mercato del lavoro. Sono, nella stragrande maggioranza donne, persone di età compresa tra 55 e 64 anni, migranti e persone con disabilità.
Una loro migliore integrazione nel mercato del lavoro contribuirebbe «non solo ad attenuare le carenze di competenze e di manodopera, ma anche a raggiungere un tasso di occupazione del 78% entro il 2030». In più, sarebbero compensati «anche i cambiamenti demografici, che rischiano di ridurre la forza lavoro fino a 18 milioni di lavoratori entro il 2050».
OSTACOLI ALL’UGUAGLIANZA
La partecipazione delle donne al lavoro nell'UE rimane inferiore di dieci punti percentuali a quella degli uomini con 32 milioni di donne al di fuori della forza lavoro. L'uguaglianza e la crescita passano attraverso precisi e noti ostacoli.
Causa principale, le responsabilità di assistenza non retribuita, la limitata disponibilità di servizi di assistenza all'infanzia e i disincentivi nei sistemi fiscali e previdenziali. Conseguenza, «circa il 75% delle madri di bambini piccoli al di fuori della forza lavoro indica i doveri di assistenza come la ragione principale, rispetto ad appena il 13% dei padri».
L'espansione dell'assistenza all'infanzia potrebbe aumentare il tasso di occupazione femminile in alcuni Stati membri fino al 30% e aumentare il PIL dell'UE fino all'1,7%.
VITA LAVORATIVA
Nonostante i progressi compiuti, quasi venti milioni di persone tra i 55 e i 64 anni non fanno parte del mercato del lavoro dell’UE. La relazione sottolinea che le riforme pensionistiche, il pensionamento graduale, l'ampliamento dell'assistenza a lungo termine, la formazione e l'orientamento professionale possono contribuire a mantenere più attivi i lavoratori più anziani.
MIGRANTI
Difficoltà linguistiche, mancato riconoscimento delle qualifiche, discriminazione e ostacoli amministrativi escludono attualmente oltre sette milioni di migranti dal mercato del lavoro.
Le loro competenze sono essenziali e riconoscerle contribuirebbe ad affrontare le carenze di manodopera nei settori con esigenze acute. L’integrazione passa attraverso incentivi fiscali ben concepiti, insieme al sostegno alla ricerca di lavoro, alla formazione linguistica e a permessi di lavoro più semplici, soprattutto se combinati.
PERSONE CON DISABILITÀ
Dei 44 milioni di persone in età lavorativa con disabilità, nel 2024 ha lavorato il 56,4% (da 55,6 nel 2022) rispetto all'84% delle persone senza disabilità. Strumenti efficaci per la loro integrazione sono, secondo la relazione, i regimi di quote, le misure antidiscriminazione e l’inserimento lavorativo mirato.
«Il mercato del lavoro dell'UE - ha dichiarato la vicepresidente UE Roxana Mînzatu - resta forte, con un aumento dell'occupazione, in gran parte grazie a un maggior numero di donne, anziani e migranti che entrano nel mondo del lavoro. Questo è incoraggiante, ma dobbiamo fare di più. Eliminare gli ostacoli, sfidare gli stereotipi e promuovere la parità di genere ci permette di affrontare le carenze di manodopera, rafforzare la competitività e costruire una società più equa e inclusiva».
Nella foto (UE): Esde 2025.