Edizione n.35 di mercoledì 9 ottobre 2024

VCO

Montagna & dintorni, la sostenibilità al castello di Vogogna

Nel castello di Vogogna (Verbano Cusio Ossola), dal 5 all’8 ottobre, giunge alla dodicesima edizione l'appuntamento con la manifestazione "Montagna & Dintorni" . Il 2017 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite Anno internazionale del turismo sostenibile e sulla sostenibilità nei territori montani e negli ambiti meno frequentati dai grandi circuiti si accentrerà l'attenzione. Nei numerosi appuntamenti saranno analizzati vari temi, dallo sport alle produzioni agro-alimentari tipiche, dalle prospettive di sviluppo della green economy alla strategia nazionale delle green communities, alle nuove tecnologie sperimentabili nelle terre alte per renderle sempre più laboratorio avanzato di sviluppo per l’intero Paese.  

Dall’antico Egitto al granito di Baveno

Il Museo Granum di Baveno in chiusura della stagione culturale estiva propone per venerdì 6 ottobre, alle 21, in Biblioteca civica, una conferenza con proiezione dedicata agli obelischi. Lo spunto nasce dalla storicità nel settore di Baveno (VCO) e dall’impiego del suo granito per la realizzazione di obelischi in diverse città d’Italia tra  XVII e XIX secolo.
L’egittologa Cristina Cosentino illustrerà genesi e significato nell’Antico Egitto di questi monumenti e la loro fortuna presso i Romani e oltre. L’archeologa e storica Elena Poletti racconterà la storia degli obelischi realizzati con il celebrato granito rosa di Baveno a Milano (obelisco di San Glicerio), Torino (obelisco di piazza Savoia), Montepulciano (obelisco celebrativo dell’Indipendenza d’Italia) e Torlonia di Roma nel 1842.  

Guido Petter, giornalista adolescente nella X Brigata Partigiana “Rocco”

La rinascita etica e civile dell'Italia nelle cronache del 17enne combattente

Sono stati recentemente pubblicati sul sito www.giornaliallamacchia.isrn.it, a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nel Novarese, nel Verbano-Cusio–Ossola, i giornali della stampa clandestina della Resistenza, nei territori in cui combatterono le formazioni partigiane sul versante piemontese.
Di particolare interesse i tre numeri di STAFFETTA AZZURRA, giornale della X Brigata “Rocco”, che operava sulle alture intorno al lago d’Orta, curato dal concittadino luinese Guido Petter. Si tratta di dattiloscritti con disegni eseguiti a mano e diversi per ogni copia.
Petter, futuro docente di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Padova, saggista e scrittore, come giornalista della brigata, ne curava la pubblicazione. Avrebbe raccontato lui stesso questa esaltante esperienza, quando girava con la sua macchina portatile, alla ricerca di una scatola di latta dove riporre i fogli e la carta a carbone, procuratagli finalmente da un ragazzo del luogo. E furono proprio i coetanei a salvarlo, quando, rintanato in una stalla al centro del paese, invaso da reparti tedeschi e fascisti, gli portavano di nascosto il cibo.

Realismo tattico
Giornali aperti al dibattito, rivolto soprattutto ai compagni di lotta. Nel numero del 12 marzo 1945, ad esempio, viene evidenziata la necessità di trasformare le bande partigiane in un regolare reparto dell’esercito di liberazione. «Le popolazioni lavoratrici di Torino, Milano, Genova, Venezia, Trieste attendono la libertà dalle nostre forze organizzate. […] La piccola banda autonoma non è sufficiente a questo grandioso compito, non basta da sola a sollevare le martoriate popolazioni italiane dal loro grande dolore, dalla tremenda loro umiliazione». Un realismo tattico finalizzato ad un unico ideale: “Libertà, piena libertà al popolo italiano”.

Cronache epiche
Non mancano cronache dal sapore epico, come la descrizione delle imprese del Barba, caduto in una missione operativa, «fondatore assieme con Rafles della Volante Azzurra nei primi mesi di lotta partigiana, l’uomo popolare per tutto il Biellese, che osava disarmare l’intera caserma con pistole di legno, che in un anno di guerra tutti avevano imparato ad amare, come si amano queste montagne amiche, come si ama questo cielo prealpino così freddo talvolta e pur così azzurro, così pieno di stelle nelle notti serene. I morti non vogliono vendetta, vogliono giustizia […] E continueremo pensando che la vita è bella solo se la si sa donare per un’umanità migliore, che la morte non è amara, quando si muore per la libertà della Patria».
Nel gioco crudele della guerra «uccidere è spesse volte un dovere, ma il vantarsi d’aver ucciso è sempre una miseria». E si cita Garibaldi che dopo una battaglia si mostrava sempre triste e qualche volta fu visto piangere per aver dovuto uccidere un nemico.

Pensiero unico e senso di responsabilità
Dichiaratamente di Guido Petter, che si firma con il nome di battaglia di Renzo, è l’articolo dal titolo «Significato del 25 Luglio». Vengono qui analizzate le forme di oppressione che hanno inquinato lo spirito dell’intera nazione.
La soppressione della libertà di parola, di stampa, di critica, infatti, secondo Petter, «ha facilitato il dilagare della disonestà, soprattutto negli elementi dirigenti, non più controllati dalla libera critica di qualsiasi cittadino, l’oppressione di ogni iniziativa individuale, con la conseguente paralisi delle migliori energie della vita nazionale; l’adozione di leggi e provvedimenti non discussi e per questo molto imperfetti e in certi casi dannosi […] infine ha permesso che la politica nazionale venisse diretta secondo mire espansionistiche e imperialistiche non sentite e non certamente volute dalla maggior parte del popolo italiano».
In questo contesto è venuto meno anche il senso di responsabilità. «Nel decalogo del milite fascista, il decimo comandamento è questo: Mussolini ha sempre ragione!» I giovani, pertanto, abituati al mito di un capo che pensava a tutto, hanno smarrito la coscienza di essere una forza viva in seno alla società.  «Bastava inneggiare al risorto impero romano per passare un esame, avere la tessera del partito nazionale fascista per esser ammesso ai posti direttivi». 
Era dunque questa la chiave che apriva qualunque porta. Il diciassettenne Petter non è però così ingenuo da pensare che la libertà possa consistere «nella possibilità che ognuno avrà di poter fare ciò che vuole, mirando solo a se stesso». Saremmo da capo, ammonisce, come prima, peggio di prima. Occorre pertanto transitare verso nuovi lidi dove ciascuno potrà esprimere il proprio pensiero e dirigere la propria azione «verso un miglioramento comune, cioè di tutti: ecco la vera Libertà».

Ricordi dei caduti
Toccanti sono i ricordi dei compagni caduti nella battaglia. «Nella chiesa del cimitero sono allineati i morti, sulle lunghe panche oscure; fuori, la sera di primavera traspare dal cielo luminoso in cui si drizzano snelli i mandorli in fiore. C’è gente che parla sommessa, che domanda e in tutti è il dolore muto e forte come un peso che fa male al cuore».
Il cronista solleva il lembo della coperta in cui ognuno è avvolto quasi per un ultimo saluto. C’è Matteotti con il maglione bianco tutto sporco di sangue, c’è Brighin, con la giacca così lunga per lui così piccolo che impigliandosi nei rami gli è costata la vita. E intorno ci sono le sorelle che piangono e lo accarezzano, lo chiamano dolcemente, come se potesse risvegliarsi. Poi ci sono Tom, Quirico, Vento, Nuvola, Generale, un ragazzo di sedici anni, che voleva diventare un grande poeta ed è morto con la sua illusione intatta.
«Generale che avrebbe fatto chissà che cosa per i suoi uomini che hanno imparato presto a volergli bene; ha i calzoni laceri e inzuppati di sangue, è stato colpito al ventre. Adesso la chiesa s’è fatta più buia; fuori, nella sera piena di profumi, si alza la luna piena, sopra le grandi montagne. E li riguardo tutti, distesi tra macchie di sangue rappreso, senza scarpe e mi sembrano addormentati nelle loro coperte. Come quando dormivamo insieme. Attendevano la primavera, le foglie, il ritorno; adesso noi li lasciamo così, a mezzo del cammino e proseguiamo nell’opera, perché non è giusto abbandonarla, quando i compagni per essa hanno dato la vita. A voi, compagni cari che non rivedremo più e che lasciamo qui in un paese forse non vostro, verranno col vento che porta lontano nella valle l’indistinto profumo dei fiori della montagna, le parole delle nostre canzoni, quelle che tante volte abbiamo cantato insieme: onore a chi cade in cammino, esempio a chi resta a lottare!»
Emilio Rossi 

Villadossola, il Verbano Cusio Ossola mette in mostra le sue mele

Domenica 16 ottobre, al Vivaio Garden della cooperativa Il Sogno a Villadossola, nona Mostra pomologica del Verbano Cusio Ossola.
La manifestazione si aprirà alle 10 per lo scambio di semi e dalle 10.45 inizierà il confronto tra esperienze diverse. In particolare si parlerà di:
- “Progetto di recupero e valorizzazione della patata della Val Formazza”, a cura di Bruna Papa, sindaca di Formazza;
- “Le mele d’oro di Cannero Riviera” a cura di Fiorangela Minoletti, collezionista e coltivatrice di agrumi;
- “La coltivazione dello zafferano in Ossola”: l’esperienza dell’azienda agricola Tempo Reale di Trontano.
Alle 12.30 gastronomia con i prodotti dell'orto e del frutteto e nel pomeriggio degustazione di vecchie varietà di mela con possibilità di acquisto delle piante, visita con un esperto tra i frutteti della cooperativa Il Sogno, degustazione di estratto di mele, castagnata offerta dalla cooperativa Il Sogno.

Verbania, sequestrati due quintali di miele e sanzionati otto apicoltori

In tutta la provincia la Forestale ha controllato oltre quaranta produttori tra nomadi e stanziali
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Sequestro di due quintali di miele di tiglio (valore circa 2.000 euro). Sanzioni amministrative per oltre 5.000 euro. Scoperti otto apicoltori inadempienti alla normativa del settore. Questo il bilancio di una serie di controlli del Corpo Forestale dello Stato sulle attività di produzione e rivendita di miele nel Verbano Cusio Ossola.
La Forestale ha scoperto che il venditore nell’etichetta dichiarava falsamente propria la produzione. Il miele proveniva, in realtà, dalla provincia di Novara e, per giunta, era prodotto in un laboratorio privo di autorizzazione sia igienico-sanitaria, sia fiscale-amministrativa.
Il Corpo forestale ha messo in atto in tutta la provincia del Verbano Cusio Ossola controlli a tappeto sulla produzione e rivendita di miele di oltre quaranta apicoltori tra nomadi e stanziali. A tutela del consumatore è stato verificato il rispetto delle norme igienico-sanitarie, di sicurezza, di rintracciabilità dei prodotti e di corretta etichettatura. I tipi di miele controllati sono stati quelli maggiormente prodotti e venduti al pubblico, dal miele di acacia a quello di castagno e al millefiori.
Sono stati rilevati mancato rispetto delle distanze di collocazione degli apiari, assenza del libretto sanitario aziendale, etichettatura non veritiera in ordine alla provenienza del miele, mancata comunicazione del collocamento degli apiari e realizzazione di un laboratorio non autorizzato. Gli inadempimenti più gravi sono stati individuati nei comuni di Brovello Carpugnino e Crevoladossola. 

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