Edizione n. di mercoledì 15 gennaio 2025
restauro
Cittiglio, emerse dalla necropoli interessanti sepolture
A Cittiglio, nel Varesotto, giovedì 7 luglio si è svolto nella chiesa di San Biagio il sopralluogo organizzato dall’Università dell’Insubria, dal Gruppo amici di San Biagio e dalla Parrocchia San Giulio Prete. Giuseppe Armocida, docente di Storia della medicina, e Marta Licata, tecnico del dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita, hanno illustrato i primi ritrovamenti già effettuati e il progetto di ricerca sui resti umani che provengono dalle sepolture, sostenuto dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto e guidato dalla parrocchia di S. Giulio Prete di Cittiglio.
Al sopralluogo hanno preso parte anche il rettore Alberto Coen Porisini, il direttore del dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita Giovanni Bernardini, l’archeologo Roberto Mella Pariani, l’ingegnere Antonio Cellina per il Gruppo amici di San Biagio e il parroco della parrocchia San Giulio Prete don Daniele Maola.
RESTAURO E SCAVI
C’è una vera e propria necropoli a Cittiglio. Università degli Studi dell’Insubria e Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia sono al lavoro per scoprire che cosa si cela nel suolo dentro e fuori la Chiesa di S. Biagio. Dal maggio 2016, infatti, è iniziata l’indagine dell’area cimiteriale esterna dell’abside medievale della piccola chiesa romanica situata su un’altura che domina il paese di Cittiglio e il paesaggio circostante.
In questa antica chiesa sono in corso da circa 25 anni importanti lavori di restauro voluti dalla parrocchia di Cittiglio e dai volontari del Gruppo Amici di San Biagio, che con diverse iniziative hanno raccolto i fondi per finanziare i lavori fino ad oggi svolti.
Tra questi lavori vanno ricordati gli scavi archeologici effettuati dal 2006 al 2009 all’interno della chiesa e che hanno portato alla luce importanti tracce strutturali di età medievale e, tra esse, circa venti sepolture, indagate dall’archeologo Roberto Mella Pariani di Golasecca (allora della Società Lombarda Archeologia SLA di Milano).
Lo scavo del 2016 è la continuazione dell’indagine archeologica allora compiuta ed anche questa è eseguita da Roberto Mella Pariani oggi della ditta Archeo-Studi di Bergamo. Entrambi gli scavi sono effettuati sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia e coordinati oggi dal funzionario Francesco Muscolino.
DUE MORTI VIOLENTE E SCHELETRI DI INFANTI
L’ateneo varesino è già intervenuto per studiare i resti scheletrici umani che provengono dalle sepolture rinvenute all’interno della chiesa, ma è interessato a proseguire gli studi anche su eventuali altre sepolture presenti sotto il sagrato. Per questo Giuseppe Armocida, Giovanni Bernardini e Marta Licata – in collaborazione con il Gruppo Amici di San Biagio – hanno presentato un progetto sostenuto dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto e in particolare dall’avvocato Andrea Mascetti. Capofila del progetto è la parrocchia di S. Giulio Prete di Cittiglio, affidata al parroco don Daniele Maola.
«Durante il primo studio antropologico fatto – relativo ai resti umani rinvenuti durante la campagna 2006-2009 – sono state documentate due morti violente: in un caso il cadavere era “decapitato” e nell’altro presentava una punta di lancia nel costato e, inoltre, una elevata presenza di scheletri di infanti. Per questo – ha spiegato Marta Licata – abbiamo ripreso lo studio antropologico progettando un altro scavo per indagare un’altra zona cimiteriale presente all’esterno della chiesa. In particolare vorremmo chiarire la presenza o meno di altre morti violente e cercare di capire perché tutti questi bambini sono stati sepolti nella chiesa e se altrettanti sono sepolti fuori. Vorremmo riportare alla luce tutto lo spazio cimiteriale e le tombe in esso custodite, per rispondere a queste domande».
DAL IX AL XVII SECOLO
La Chiesa è stata fondata intorno al IX secolo e, presumibilmente, dalla sua fondazione e fino al 1700 è stata luogo di sepolture sia dentro sia fuori.
«L’indagine odierna riguarda le sepolture poste immediatamente fuori la chiesa: lo scavo, infatti - riprendendo l’indagine di alcune inumazioni esterne già personalmente indagate nel 2009 – ha continuato Licata - ha portato alla luce all’esterno un’area quadrangolare nelle immediate adiacenze dell’emiciclo della Chiesa. Al di sotto di uno strato superficiale di spianamento dell’antico cimitero avvenuto presumibilmente nel XVII secolo e all’interno del quale sono stati recuperati numerosi reperti in giacitura secondaria (ossa umane frammentarie; monete e diversi manufatti metallici – chiavi di età rinascimentale in ferro, lame di coltello, un coltello intero con manico in osso, una fibbia di cintura in ferro, monete, chiodi delle casse di sepoltura e un anello bronzeo) sono emerse alcune sepolture di età rinascimentale in giacitura primaria: si cominciano già a vedere aree di cimitero documentabile. Si tratta di tre inumazioni di individui adulti in cassa di legno e due inumazioni di infanti (un feto e un bambino dell’età apparente di 1-2 anni) uno dei quali deposto in una singolare struttura a doppio coppo (comuni tegole). Sotto quelle inumazioni – che sono di epoca rinascimentale – si scorgono preesistenti sepolture a loculo litico di epoca precedente che saranno oggetto di studio con il prosieguo dell’indagine» ha aggiunto Marta Licata.
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Nelle foto: Licata, Cellina, Mella Pariani e Armocida (da sinistra) e alcuni dei resti umani ritrovati nell’ultimo scavo del 2016.
Piemonte, recupero e restauro dei monumenti della Resistenza
In Piemonte saranno finanziati il recupero e il restauro di monumenti, aree e immobili legati a luoghi teatro degli episodi più significativi della Lotta di Liberazione e aventi valore di testimonianza storica. Il bando regionale è stato pubblicato nei giorni scorsi. Le domande di contributo per l’anno 2017 devono essere presentate entro il 31 luglio.
Già nel 1985 era stata approvata una legge regionale (la n. 41) finalizzata alla valorizzazione dei luoghi legati alla Resistenza e alla lotta di Liberazione, ma su quella legge da diversi anni non venivano più messe risorse. «In occasione dell’approvazione del bilancio di previsione», ha spiegato il vicepresidente del Consiglio regionale - e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione - Nino Boeti, «abbiamo rifinanziato la legge con 50mila euro, il che consentirà di effettuare interventi di recupero e restauro su monumenti già esistenti».
“Crocifissione” di Antonio da Tradate - Luino: «Maccagno se ne disinteressò e Luino salvò l’affresco»
Le proteste da parte di Maccagno circa il deposito e la conservazione in Luino della "Crocifissione" di Antonio da Tradate raccontate nell'articolo della scorsa settimana “Quell'affresco conteso tra Luino e Maccagno” hanno raccolto parecchia attenzione, soprattutto a Luino, e aperto nuovi fronti di considerazioni. Ma come! Maccagno aveva dato il suo benestare alla demolizione di quell'affresco - ci è stato scritto - invece Luino e benemeriti esponenti culturali come l’architetto Sandro Mazza, l’ingegnere Pierangelo Frigerio, lo storico Piergiacomo Pisoni e il dottore Piero Astini salvarono e recuperarono quell'opera e ora l’amministrazione maccagnese pretende «costi quel che costi» la restituzione dell’opera?
Molti lettori ci hanno espresso disappunto per la controversia sulla querelle dell’affresco e hanno ricordato interventi e protagonisti che hanno permesso la salvezza dell’opera. L’amministrazione luinese ha riassunto il sentimento di sorpresa con una ricostruzione dell’intera vicenda che di seguito pubblichiamo.
Un affresco salvato
Ho letto con attenzione l’articolo pubblicato il 24 ottobre a proposito della Crocifissione di Antonio da Tradate appesa in una sala al primo piano del “Verbania”, riscontrando alcune omissioni alle quali mi preme rimediare.
L’affresco si trovava a Campagnano, dove nel 1967 venne “scoperto” dal neonato gruppo Travalium, di cui facevano parte il trio Frigerio, Mazza e Pisoni, che con passione avevano iniziato a catalogare le opere d’arte che si trovavano nelle nostre valli.
Saputo che l’edificio in questione stava per essere oggetto di una radicale ristrutturazione, si rivolsero al restauratore Carlo Alberto Lotti per commissionargli lo strappo, come in gergo si chiama lo stacco di un affresco.
A questo punto Piero Astini, componente del sodalizio, si attiva per depositarlo in quello che allora si chiamava Istituto civico di cultura popolare, visto che in Maccagno all’epoca non esisteva un luogo idoneo alla sua conservazione.
In tutta questa vicenda l’assenza degli enti locali sembra evidente, se l’affresco esiste ancora il merito va solo ad un gruppo di appassionati; in quegli anni non si dava molto peso alla storia locale ed un’opera molto ammalorata di autore poco conosciuto raramente veniva recuperata. La questione evidentemente è delicata, per questo la nostra amministrazione sta facendo ricerche e valutazioni che possano portare ad una decisione equilibrata e giusta.
Sarebbe anche interessante sfogliare qualche numero di codesto giornale stampato tra il 1967 ed il 1968, per trovare magari ulteriori notizie.
Venendo ai nostri giorni l’ipotesi di trasferire la Crocifissione in Municipio corrisponde all’intenzione di valorizzare parte della collezione di Palazzo Verbania con un trasferimento a Palazzo Serbelloni, visto anche che si sta procedendo al restauro dell’edificio.
Ricorderei anche che proprio la tappezzeria della “Sala rossa” è stata oggetto di pulitura, dunque lì l’opera potrebbe avere una degna cornice.
Beh, alla fine la contesa accende i riflettori su un autore ed un’opera di pregio, sulla storia del nostro territorio… ben vengano le provocazioni, se portano ad un maggiore impegno nella salvaguardia e promozione di quello che c’è di interessante, magari anche sui muri di Maccagno come di Luino o nelle loro chiese.
Alessandra Miglio
Assessore territorio, verde pubblico e arredo urbano