Edizione n.44 di mercoledì 11 dicembre 2024

incisioni rupestri

Valfurva (Sondrio), le incisioni rupestri più alte d'Europa

Eccezionale scoperta ai piedi del ghiacciaio del Pizzo Tresero nel parco nazionale dello Stelvio
Fontana, Sertori, foto di gruppo incisioni rupestri (LNews)
Valfurva, Punta Segnale e Pizzo Tresero (@ courtesy Soprintendenza)

Una nuova eccezionale scoperta. Un caso unico per le terre alte. La testimonianza della presenza dell’uomo ad altitudini elevate anche in tempi molto lontani. È Il complesso di incisioni rupestri, rinvenute al Pizzo Tresero nel Parco Nazionale dello Stelvio a Valfurva (Sondrio), che apre ancora più larghi varchi alla ricerca per la comprensione del rapporto tra l’uomo e la montagna nel corso degli ultimi millenni.
I petroglifi del Tresero sono una testimonianza della presenza di lunghissimo periodo dell'uomo nelle terre di montagna. Le incisioni sono collocate sopra il Passo di Gavia e sono in stretto collegamento con i siti rupestri in Valtellina e in Valle Camonica, primo sito italiano a ottenere, nel 1979, il riconoscimento Unesco quale Patrimonio dell’umanità.
SEGNALAZIONE E PRESENTAZIONE
Nell'estate 2017 l'escursionista comasco Tommaso Malinverno segnala alla Soprintendenza la presenza di alcuni segni incisi su una roccia ai piedi del ghiacciaio del Pizzo Tresero, a 3.000 metri di altitudine. Si tratta di incisioni rupestri databili alla Media età del Bronzo, tra 3.600 e 3.200 anni fa. A questa scoperta si 'associa' la notizia, diffusa il 13 novembre, di un ritrovamento paleontologico nel Parco delle Orobie Valtellinesi, un ecosistema fossilizzato 280 milioni di anni fa e risalente all'ultimo periodo dell'Era paleozoica.
La scoperta e gli studi sono stati presentati il 18 novembre 2024 a Milano dal direttore del Parco dello Stelvio Franco Claretti, dalla prorettrice dell'Università di Bergamo Elisabetta Bani, da Sara Masseroli della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, dall'archeologo della Soprintendenza Stefano Rossi e da Stefano Morosini, dell'Università di Bergamo e consulente del Parco nazionale dello Stelvio, dal governatore Attilio Fontana e dall'assessore regionale della Lombardia Massimo Sertori.
Oggi, come ha osservato Stefano Rossi, si tende forse a pensare che l’alta montagna sia una conquista recente, fatta da alpinisti a partire dal secolo scorso, ma i numerosi rinvenimenti effettuati nei ghiacciai, a partire naturalmente dall’Uomo del Similaun, danno conto di una lunga frequentazione, iniziata nella preistoria, dopo la fine dell’ultima glaciazione. «In questo senso - ha aggiunto l'archeologo - l’area del Gavia è un osservatorio unico e privilegiato che consente di ripercorrere a ritroso queste frequentazioni per oltre diecimila anni. La comunicazione di questa scoperta segue di pochi giorni quella relativa all’ecosistema fossile rinvenuto in Val d’Ambria, a Piateda, a testimonianza della fortunata stagione di rinvenimenti che sta vivendo la Valtellina nell’ultimo anno».
SCHEDA
I petroglifi si concentrano su alcune rocce lisciate dall’azione dei ghiacci poste in posizione defilata lungo il margine occidentale del bacino del ghiacciaio, ai piedi di Punta Segnale. Le tecniche impiegate nella realizzazione delle incisioni e alcune caratteristiche nella composizione figurativa suggeriscono che i segni siano stati realizzati da mani diverse, forse in periodi successivi.
Le incisioni del Tresero si collocano al confine tra due dei comprensori più ricchi di manifestazioni d’arte rupestre dell’arco alpino: le rocce e i massi incisi camuni, patrimonio Unesco e ormai note a livello mondiale, e le altrettanto significative testimonianze valtellinesi, come la Rupe Magna di Grosio, tra le rocce incise più estese delle Alpi, o le statue-stele rinvenute numerose nell’area di Teglio.
Tracce dell’azione di erosione e di sfregamento causate dalla nuova avanzata del ghiacciaio, a partire da 3.000 anni fa, sono ancora visibili sulle rocce e riguardano anche le incisioni, che presentano striature e risultano parzialmente cancellate. Ciò potrebbe far supporre che in origine i segni incisi fossero in numero maggiore e che siano stati in parte cancellati dall’avanzata glaciale, che avrebbe risparmiato solo quelli posti in posizione più protetta.
Se questa ipotesi fosse corretta, i petroglifi rinvenuti sul Tresero potrebbero essere quanto resta di un complesso figurativo più vasto, una sorta di santuario di arte rupestre, una versione a piccola scala di quello riconosciuto fin dall’Ottocento sul Monte Bego, sulle Alpi Marittime, a oltre 2.000 metri di altitudine.
Indagini archeologiche condotte dal 2022 in diversi siti a breve distanza dal Tresero, alla Malga dell’Alpe, alla Grotta Cameraccia e al Lago Nero, hanno confermato che queste aree, oltre diecimila anni fa, furono percorse dai cacciatori mesolitici, che hanno lasciato le tracce di bivacchi e di postazioni per la caccia.
Nelle foto): Fontana, Sertori, foto di gruppo incisioni rupestri (foto LNews); Valfurva, Punta Segnale e Pizzo Tresero;
Valfurva, particolare petroglifi; Valfurva, particolare petroglifi roccia 1 (foto @courtesy Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese). 

Condividi contenuti