Edizione n.35 di mercoledì 9 ottobre 2024

Agricoltura

Allarme siccità, innalzato il livello estivo del Lago Maggiore

Portato a +1,35 m sullo zero idrometrico contro i +1,25 metri già previsti in deroga – Preoccupazioni dal mondo agricolo varesino
Fioriture anticipate - Pruno, foto Coldiretti Varese

Nella provincia prealpina la primavera è partita con una carenza rispetto alla media di riserve idriche accumulate nei grandi laghi e sotto forma di neve. «Sono oltre 370 milioni i metri cubi d’acqua che mancano all’appello a livello regionale» ha dichiarato il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori. «Nelle campagne lombarde cresce l’allerta degli agricoltori, a cominciare dai produttori di cereali: in molti casi c’è difficoltà. Non si riesce a lavorare la terra e in diversi hanno preferito rinviare qualche settimana le semine».
In allerta anche il Consorzio di bonifica ETVilloresi. Nella sua ETVFlash del 22 marzo 2019 ha reso noto che, «in relazione alla scarsità di precipitazioni registrata dall’inizio dell’anno e all’esiguità delle riserve nivali in montagna, uno dei primi provvedimenti assunti per contrastare la siccità, che si prepara a minacciare l’avvio della stagione irrigua soprattutto al Nord, è il recente innalzamento del livello estivo del Lago Maggiore a +1,35 metri sullo zero idrometrico - contro i +1,25 metri già previsti in deroga – che corrisponde ad oltre 20.000.000 di m/c d’acqua in più. I Consorzi di bonifica e i Parchi lombardi confidano che questa misura possa rappresentare un primo passo verso l’adozione del limite massimo di regolazione del Verbano ad +1,50 metri sopra lo zero idrometrico anche in estate».
La situazione, se non cambiano le condizioni meteo, suscita gravi preoccupazioni. «Sui nostri laghi - ha osservato il presidente del Consorzio Alessandro Folli - abbiamo una riduzione delle riserve idriche superiori al 50 per cento. Lo scarso innevamento delle Alpi è molto preoccupante, abbiamo almeno due metri in meno. E se aprile non sarà piovoso, avremo grosse difficoltà a giugno».
TIMORI IN AGRICOLTURA
La siccità non è per il mondo agricolo l'unico fattore di ansia. Per Coldiretti Varese, «c'è il timore che, dopo queste temperature elevate, possa tornare il freddo e a risentirne potrebbero essere, oltre le orticole, anche alcune produzioni floricole particolarmente caratteristiche per il territorio varesino come le acidofile, in particolare camelie e azalee».
L'inverno appena concluso, ha aggiunto Fiori, è stato anomalo e siccitoso. «Tra il mese di dicembre e la prima metà di marzo – ha rilevato - ha fatto registrare solo tre giornate di pioggia che hanno coinvolto tutto il territorio regionale. Sempre più in sofferenza i grandi laghi con le percentuali di riempimento che, nel caso del Lago Maggiore, sono scese al 28,5%».

Crisi idriche in agricoltura, verso cave come bacini di accumulo

La proposta condivisa da Urbim Lombardia durante l’audizione in Commissione ambiente dell’assemblea regionale

Anche per l’agricoltura lombarda è stata una stagione irrigua molto difficile. Le temperature sono continuamente salite, mentre le piogge sono state latitanti. Le precipitazioni sono state il 46% in meno del 2016 e la disponibilità complessiva della risorsa idrica è calata. La contrazione ha colpito le portate disponibili per i territori irrigati dalle derivazioni dei fiumi Chiese, Brembo, Serio e Cherio e l’abbassamento dei livelli del fiume Po.
La situazione idrica della Lombardia è stata, il 20 settembre 2017, al centro di un’audizione del presidente Alessandro Folli e del direttore Giorgio Negri dell’URBIM Lombardia (l’Unione regionale che associa tutti i Consorzi della Lombardia) nella Commissione Agricoltura del Consiglio regionale. Base del confronto, le nuove norme per la mitigazione degli effetti delle crisi idriche sul settore agricolo da integrare con il Testo Unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale (legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31).
PROGETTO IN CANTIERE
Il disegno di legge prevede, tra l’altro, la realizzazione di bacini per l’accumulo di acque meteoriche da destinarsi all’uso irriguo come opportuna riserva, con particolare riferimento alle cave dismesse.
Durante l’audizione, i relatori hanno assecondato la necessità di valutare la realizzazione di tali bacini secondo un’ottica di bilancio tra disponibilità della risorsa acqua e fabbisogni idrici, da determinarsi a livello di bacino idrografico e considerando altresì le caratteristiche pedologiche, della falda freatica e della rete irrigua.
L’Unione regionale dei Consorzi di bonifica ha auspicato una rapida approvazione del provvedimento. «Dinnanzi a periodi di siccità e crisi idriche sempre più frequentii quantitativi di acqua prelevati durante la stagione irrigua sono spesso notevolmente inferiori alle portate in concessione. Il ricorso alle cave dismesse rientra in una serie di misure che possono contribuire ad una maggiore e più razionale pianificazione dell’utilizzo idrico, all’insegna di una visione che i cambiamenti climatici in atto richiedono sempre più lungimirante» ha commentato Folli. 

Combustioni vegetali, nuove regole per agricoltori di montagna

In Lombardia lo smaltimento può avvenire entro precise limitazioni

In Lombardia sono in vigore nuove regole per la combustione dei piccoli cumuli di residui vegetali agricoli e forestali. La combustione è vietata dal 15 ottobre al 15 aprile di ogni anno con deroga di due giornate per gli agricoltori di montagna.
La disposizione della giunta regionale tiene conto della normativa nazionale (d.lgs. 152/06 e legge n.116/14) e viene incontro ai possessori di terreni posti in zone impervie e non raggiungibili dalla viabilità ordinaria. I cittadini che intendano avvalersi di tale facoltà dovranno fare comunicazione preventiva al Comune, il quale, a sua volta, inoltrerà la comunicazione ai soggetti competenti ad effettuare i controlli e al settore Monitoraggi Ambientali di Arpa Lombardia.
La pratica, come ha precisato l’assessora regionale Claudia Maria Terzi, rimane vincolata sempre ad alcune norme. «I residui vegetali agricoli o forestali devono derivare da terreni situati in zone impervie o non raggiungibili dalla viabilità ordinaria. Non ci dovranno essere impatti diretti di fumi e di emissioni sulla popolazione e sulle abitazioni circostanti. Ci dovranno essere condizioni meteorologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti in atmosfera rilevabili dal sito ufficiale di Arpa. Ci si dovrà trovare in assenza di massimo rischio per gli incendi boschivi dichiarato dalla Regione».  

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