Edizione n.44 di mercoledì 11 dicembre 2024

Lodi

Indagine “sotto pelle” su patologie e peculiarità anatomiche

Progetto dell’Università di Varese e Como sui segreti del pietrificatore di Lodi - Ricerca sui duecento reperti della collezione anatomica ottocentesca di Paolo Gorini
Collezione anatomica Paolo Gorini (foto Uninsubria)

Non solo farfalle, francobolli, monete, quadri e affini, ma nello sterminato campo del collezionismo ce n’è anche uno anatomico particolare, come quello custodito nell’antico ospedale di Lodi. È la collezione di Paolo Gorini, una raccolta - unica nel suo genere - di circa duecento preparati, creati per documentare patologie e peculiarità anatomiche. Si tratta di teste, torsi, a cui si affiancano interi corpi, tutti pietrificati intorno alla metà dell’Ottocento dallo scienziato lodigiano.
Su questo insolito materiale ha preso il via all’Università dell’Insubria di Varese e Como un progetto, finanziato da Fondazione Cariplo e coordinato dal Centro di ricerca in Osteoarcheologia e paleopatologia diretto da Ilaria Gorini, per svelare quello che l’occhio, seppur attento, dell’osservatore non può acquisire. L’obiettivo è indagare «sotto la pelle» di queste parti anatomiche conservatesi pressoché immutate per quasi duecento anni e dare una risposta a interrogativi come quelli sulle tecniche, solo in parte comprese, adottate nel processo di conservazione.
Lo studio Under the skin, guidato da Ilaria Gorini e da Omar Larentis, assegnista dell’Università di Trento, ha ricevuto un finanziamento di 110.900 euro e il sostegno di vari enti, istituzioni e associazioni. Vi collaborano Alberto Carli, docente di Letteratura italiana contemporanea dell’Università del Molise, e Francesca Malaraggia, entrambi esperti conoscitori della figura di Paolo Gorini e della sua collezione.
ANALISI E STRUMENTAZIONI
All’analisi degli aspetti macroscopici e all’approfondimento dei caratteri biologici seguirà l’indagine radiologica. L’impiego di una strumentazione all’avanguardia consentirà l’acquisizione di immagini inedite, che mostreranno quello che fino ad ora non è stato possibile vedere, le strutture cioè interne e il loro stato di conservazione.
Le indagini si svolgeranno negli spazi dell’antico ospedale di Lodi dove è accolta la collezione. Sui composti e sulle tecniche utilizzate da Paolo Gorini interverrà Laura Rampazzi, docente di Chimica analitica dell’Università dell’Insubria, che potrà avvalersi della microscopia elettronica e dell’impiego di sofisticate analisi chimiche. Inoltre, Stefano Vanin, entomologo nell’Università di Genova, fornirà informazioni sulle condizioni igienico-sanitarie dell’epoca.
«La collezione anatomica Paolo Gorini è unica per la natura dei reperti che la costituiscono e dunque rappresenta un’interessante fonte di studio per la storia della medicina» spiega Ilaria Gorini, che sottolinea di essere solo omonima dello scienziato lodigiano. E aggiunge: «Fra gli obiettivi del progetto c’è anche l’impegno di donare alla comunità questo patrimonio nella sua completezza, poiché una parte della collezione è esposta al pubblico, ma numerosi reperti devono ancora essere studiati, restaurati ed esposti, per ottenere un corpus omogeneo fruibile dalla comunità. Il progetto vuole essere risolutivo nello svelare aspetti ancora sconosciuti ma anche nel predisporre le condizioni necessarie per richiedere l’accreditamento della collezione ad ente museale».
Nella foto (Uninsubria): Attuale esposizione dei preparati della collezione anatomica Paolo Gorini all'interno delle sale dell'ospedale vecchio di Lodi. 

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